Era la notte tra il 26 ed il 27 maggio del 1993, quando in via dei Georgofili a Firenze, lo scoppio di un’autobomba imbottita con circa 277 chilogrammi di esplosivo causò la morte di cinque persone: tra queste, c’era anche il sarzanese Dario Capolicchio.

Originario di Palermo, ma cresciuto a Sarzana, Capolicchio aveva solo 22 anni quando perse la vita nell’attentato di Cosa Nostra, avvenuto proprio nel centro storico del capoluogo toscano, dove il ragazzo studiava architettura con la fidanzata. La città di Sarzana gli ha dedicato una piazza, mantenendo sempre vivo il ricordo del giovane anche grazie all’impegno dei ragazzi di Libera e del presidio che, dal 2009, porta il suo nome, soprattutto durante eventi come il “Cantiere della legalità”, con incontri e dibattiti di formazione rivolti principalmente agli studenti.

Oltre all’uccisione di Capolicchio, la terribile strage di via dei Georgofili, provocò la morte dell’intera famiglia Nencioni e di due coniugi, mentre altre 40 persone rimasero ferite. L’attentato segnò l’inizio della drammatica stagione delle stragi di mafia del ‘92-‘93, quando, tra gli altri, persero la vita i giudici Falcone e Borsellino.