Il 4 dicembre del 1997 moriva Alberto Manzi, un maestro elementare che sbarcò in tv con un programma divenuto celebre, "Non è mai troppo tardi", tramite cui insegnò a leggere a milioni di italiani in un'epoca in cui l'analfabetismo era più che diffuso. Tra il 1959 ed il 1968 Manzi tenne delle vere e proprie lezioni di scuola primaria, servendosi di metodologie didattiche a dir poco innovative per quegli anni. Manzi andava a braccio, rifiutando il copione, come se non fosse mai uscito dalla sua aula di scuola elementare.

La trasmissione ebbe un'enorme rilevanza a livello sociale: circa un milione e mezzo di persone conseguirono la licenza elementare grazie alle sue lezioni tramite la tv nazionale. Dopo un decennio il programma si concluse e Manzi tornò a fare ciò che amava di più: istruire. Si dedicò a pieno all'insegnamento scolastico, contribuendo anche ad alcune campagne di alfabetizzazione degli italiani all'estero.

Uscito di scena, tornò perentoriamente alla ribalta nel 1981, conducendo una crociata contro le "schede di valutazione", appena introdotte in sostituzione delle pagelle. Nella motivazione alla base della sua battaglia vi era tutta la sua filosofia del suo insegnamento: "Non posso bollare un ragazzo con un giudizio, perché il ragazzo cambia, è in movimento; se il prossimo anno uno legge il giudizio che ho dato quest'anno, l'abbiamo bollato per i prossimi anni".

Il Ministero della Pubblica Istruzione fece pressione su di lui per convincerlo a scrivere gli attesi giudizi, ma Manzi, esplicitando di non aver cambiato opinione, diede, sì, le sue valutazioni, ma furono uguali per tutti: "Fa quel che può, quel che non può non fa".

Questo suo rifiuto gli costò la sospensione dall'insegnamento e anche dello stipendio.