Seconda puntata dedicata al dialetto ternano: se per alcuni sentir finire tutte le parole in “-u” può sembrare volgare, bene, a costoro si potrebbe rispondere che proprio questo tratto è il segno tangibile della nostra parentela stretta con il latino.
Il nostro dialetto nasce infatti dai nomi della seconda declinazione latina terminanti in “-us”, come ad esempio: porcus>porcu, frigidus>friddu, mortus>mortu.

Ma il nostro dialetto non è sempre così nobile – ci sono infatti alcune parole ternane a cui siamo abituati associare un significato che è tutto nostro. È il caso di “bardasciu” che significa “ragazzo”, “faciolame” usato soprattutto in campagna con il significato di “legumi” oppure ancora i “piantoni” riferito esclusivamente a chi possiede le piante dell’olivo.

Concludiamo con uno dei proverbi più usati in città, e che tutti conosceranno: “quanno pozzo m’appallozzo, e spesso pozzo”. Ossia “quando posso sono ben felice di riempirmi la pancia, e per fortuna spesso posso farlo”. Consigliato da usare soprattutto per le festività come Natale, Capodanno, Pasqua e Ferragosto!