Il rito funebre buddista in Italia: tradizione e adattamenti

Il rito funebre buddista è una celebrazione ricca di simbolismi, adattata nel nostro Paese per rispettare la normativa italiana. Dal 2016, grazie all’accordo con l’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai (IBISG), anche in Italia è possibile celebrare funerali buddisti, sebbene con alcune modifiche rispetto alle tradizioni originali.

I principi alla base del rito funebre

Il buddismo concepisce la morte come una trasformazione energetica, un passaggio naturale e inevitabile. Le diverse scuole di pensiero buddista, pur rifacendosi agli insegnamenti del Buddha, adottano rituali distinti per accompagnare il defunto in questo percorso, unendo preghiere, meditazione e gesti simbolici.

Le fasi principali del funerale

Abbandono della dimensione terrena: Nel rito tradizionale, la salma dovrebbe essere esposta al sole per 48-72 ore, ma questo passaggio non è consentito in Italia. L’esposizione, infatti, accelera la decomposizione naturale del corpo, un processo simbolico che sottolinea il distacco dalla vita terrena.

Preparazione della salma: Il corpo del defunto viene affidato a un sogiya, un monaco o un religioso esperto. La salma viene lavata e vestita, seguendo rituali che possono includere il gesto simbolico di accarezzare il capo per facilitare la fuoriuscita dello spirito. Il corpo viene poi posto in posizione fetale o dormiente, avvolto in un lenzuolo bianco, richiamando l’immagine del Buddha addormentato. A volte, accanto al defunto si colloca un coltello, simbolo di protezione dagli spiriti maligni.

Veglia funebre: Durante la veglia funebre, parenti e amici si riuniscono per un’ultima commemorazione. La stanza è allestita con candele profumate e incenso, che creano un’atmosfera di raccoglimento. Un monaco guida la recitazione di preghiere e invocazioni, mentre i presenti offrono incenso al defunto. Questa fase, che in Giappone prende il nome di tsuya, simboleggia la transizione verso il risveglio spirituale.

Cerimonia funebre: La celebrazione vera e propria avviene davanti a una statua del Buddha, con il sacerdote che legge testi sacri e invoca il significato del ciclo di vita e morte. Un passaggio significativo è la lettura della parabola del kisaqotami, che invita i presenti a riflettere sull’universalità del dolore e sulla possibilità di superarlo attraverso la saggezza e la compassione. La cerimonia si conclude con un colpo di gong e un’ultima benedizione.

Cremazione: Considerata la scelta più naturale per i buddisti, la cremazione rappresenta il distacco finale del corpo dall’anima. In Italia, tuttavia, deve essere autorizzata da un documento scritto del defunto. Le ceneri vengono conservate in urne e custodite in cappelle funerarie, senza possibilità di dispersione.

La spiritualità oltre il rito

Il funerale buddista non è solo un saluto al defunto, ma un momento di riflessione per i vivi. Accettare la morte come parte del ciclo dell’esistenza aiuta a coltivare saggezza e serenità. In questo senso, il rito diventa una guida per affrontare il dolore e il cambiamento.

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