Un sabato di sole ha accompagnato l’addio a Papa Francesco, il Pontefice venuto “dalla fine del mondo”, morto alla vigilia della domenica della Divina Misericordia. La scena sul sagrato di Piazza San Pietro ha rievocato le esequie di Karol Wojtyła, svoltosi esattamente vent’anni prima, con il vento che sfogliava le pagine del Vangelo posato sulla bara in legno.
Il popolo di Dio ha reso omaggio a un pastore instancabile, che fino all’ultimo respiro ha proclamato la fraternità e la pace. Fra i presenti, numerosi adolescenti in pellegrinaggio per il Giubileo dei giovani, capi di Stato e di governo, rappresentanti delle diverse confessioni cristiane e religioni del mondo: un’unione corale e composta nel segno della fede e del rispetto.
Durante la celebrazione funebre, presieduta dal cardinale Giovanni Battista Re, due momenti dell’omelia hanno suscitato particolare commozione e applausi. Il primo, il ricordo di una Chiesa “dalle porte sempre aperte”, fondata su un’accoglienza senza distinzioni. Papa Francesco aveva infatti più volte ribadito, anche durante l’ultima Giornata Mondiale della Gioventù, che «todos, todos, todos» sono accolti nella casa di Dio, a prescindere dalle proprie condizioni.
L’altro passaggio fortemente applaudito è stato quello dedicato al suo costante appello alla pace. Il cardinale ha ricordato le parole di Bergoglio contro la guerra: «è solo morte di persone, distruzioni di case, distruzione di ospedali e di scuole. La guerra lascia sempre il mondo peggiore di come era prima». Queste parole sono diventate il suo testamento morale, un invito a soluzioni diplomatiche basate sulla ragione e sull’onestà.
Prima dell’inizio della funzione, un incontro simbolico ha riacceso le speranze di dialogo tra i popoli: i presidenti degli Stati Uniti e dell’Ucraina si sono intrattenuti brevemente, in un ultimo gesto di pace ispirato dal Pontefice che aveva scelto il nome di Francesco, come il santo di Assisi, esempio di mitezza e riconciliazione.
Il percorso terreno di Papa Francesco si è concluso davanti all’icona di Maria Salus Populi Romani nella basilica di Santa Maria Maggiore, la stessa che aveva visitato al suo primo giorno da Papa. Gli ultimi lo hanno salutato ancora una volta, come ogni giorno del suo pontificato, con lo stesso affetto che lui aveva riservato a loro. E come aveva iniziato, così ha concluso: con la semplicità di chi ha vissuto il Vangelo, non solo predicato.