Riti funebri della Murgia: tradizioni per esorcizzare la morte

Le tradizioni della Murgia offrono uno spaccato unico sui riti funebri, sviluppati per esorcizzare la morte e accompagnare il defunto verso l’aldilà. Questi riti, parte integrante della cultura popolare, sono volti a neutralizzare la pericolosità della morte e a facilitare il distacco dell’anima dal mondo dei vivi.

Quando la morte si avvicina, secondo le credenze locali, è spesso annunciata da segnali premonitori, come il canto di una civetta o l’ululato di un cane randagio rivolto verso la casa del futuro defunto. Dopo il decesso, i primi gesti sono carichi di simbolismo: si chiudono le palpebre del morto per evitare il “contagio”, lo si lava e si veste con abiti nuovi o bianchi, nel caso dei bambini. Il cadavere viene trattato con delicatezza, parlando come se fosse ancora vivo, per facilitare il rituale della vestizione e rendere il corpo meno rigido.

Un aspetto importante riguarda l’apertura della finestra nella stanza del defunto, un gesto che permette all’anima di lasciare la casa. Anche la bocca del morto viene serrata, per evitare che l’anima possa rientrare nel corpo. La vestizione segue regole rigide: per le spose o sposi si utilizza l’abito nuziale, mentre le scarpe devono essere nuove, poiché si crede che quelle usate portino sfortuna.

Durante il periodo di esposizione del defunto, tutte le attività domestiche vengono sospese e si coprono gli specchi per evitare che riflettano la morte. Inoltre, il portone della casa viene drappeggiato con tessuti neri come segno di lutto. La morte viene annunciata alla comunità dalle donne della famiglia che, subito dopo la vestizione, escono di casa urlando in un pianto rituale, accompagnato dal suono delle campane della chiesa che segnalano il decesso.

La preparazione del corteo funebre è un altro rito significativo. Storicamente, solo gli uomini partecipavano al corteo che trasportava il feretro a spalla, passando davanti alla casa del defunto per permettere alle donne di dare l’ultimo saluto. La posizione dei “lacci”, ossia gli accompagnatori del feretro, rappresentava la categoria sociale o lavorativa del defunto e dei suoi familiari.

Infine, una volta concluso il funerale e tornati a casa, si svolgeva il pranzo rituale, preparato dagli amici intimi della famiglia in segno di solidarietà. Questo pasto, a base di brodo di carne, segnava la fine del lutto stretto e il ritorno alla vita quotidiana.

Le tradizioni funebri della Murgia, pur nella loro semplicità, sono un modo per esorcizzare la paura della morte e garantire un passaggio sereno dell’anima nell’aldilà, restituendo al defunto il ruolo di antenato e riducendo il dolore della perdita.

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