Addio a Paolo Mandini, “il dissidente”.

Aveva 72 anni, gran parte spesi per la politica, o meglio per tentare di cambiarla. Dal carattere fumantino e dai granitici principi, fu dirigente del Pci-Pds negli anni '80 e '90, e assessore allo Sport di Ferrara fino allo strappo con il partito, allora rappresentato dalla figura di Soffritti. Era anche giornalista, nonché responsabile dell’ufficio stampa di Coop Estense a Modena, dove ha rappresentato per anni una figura di spicco nel mondo delle cooperative.

Nel '94 quando Mandini, con una manciata di dirigenti, sottopose a una riunione del comitato federale del Pci un documento sulla questione morale circa un adeguamento del gruppo dirigente ferrarese del Pds e un rinnovamento delle sue strutture e dei suoi metodi di direzione. Da allora non smise mai di denunciare ciò che non aderiva agli ideali della sinistra e, più in generale, ad un'etica rigorosa.

La politica è stata la sua passione fin da ragazzo, una passione che lo portò a tessere rapporti politici e umani a qualsiasi livello, al punto da diventare amico di Alexander Dubcek, il protagonista della Primavera di Praga, e ad avere contatti anche con Mikhail Gorbaciov.

Ferrara perde un politico appassionato, un giornalista impegnato, ma soprattutto persona onesta.