Si è spento il pittore Alberto Cavallari.
Nato 91 anni fa in provincia di Ferrara da una famiglia poverissima, studiò presso l'istituto Dosso Dossi. La sua giovinezza, a dir poco travagliata, fu profondamente legata alle vicende della seconda guerra mondiale e ai fatti che portarono alla Liberazione, casualmente celebrata proprio ieri.
Da Neubranderburg a Uttingen, da Trier a Creutzwald, da Sarreguemines a Limburg, fino a Buchenwald, Cavallari fu costretto a vivere prigioniero nei lager tedeschi dal '43 al '45.
Torturato, arrivato a pesare 38 chili e gravemente ferito, venne salvato da un capitano medico americano di nome Douglas che se ne prese cura, al punto che Cavallari promise che se avesse vissuto abbastanza da avere un figlio lo avrebbe chiamato Douglas. E così fece.
Fu durante la sua prigionia che iniziò la sua straordinaria produzione artistica, e proprio grazie ai ritratti fatti ai suoi aguzzini gli fu risparmiata la vita.
Oggi 56 di queste opere di estremo realismo si trovano al Museo del Deportato di Carpi.
La sua arte, come la sua storia, continueranno a vivere nei cuori e nelle menti di tutti noi.
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