I risseu.


Oggi sono pochi i palazzi e le chiese genovesi in cui è possibile ammirare le decorazioni fatte di ciottoli di pietra che caratterizzano l’antica arte ligure: i cosiddetti risseu.

Ciottolo in genovese, i risseu sono mosaici acciottolati che ornano non soltanto i sagrati delle chiese, ma anche i giardini delle ville, dei palazzi, le piazze, e le strade della Liguria. Nati intorno al XVII e XVIII secolo, queste decorazioni deriverebbero dall’usanza di cospargere le strade di petali e di fiori, durante i giorni della processione del Corpus Domini, e trarrebbero ispirazione dai mosaici greco-romani che i mercanti genovesi avevano ammirato nei loro viaggi attraverso il Mediterraneo.

La realizzazione del risseu partiva da un disegno precostituito sulla pavimentazione da decorare, e la base dell’opera era costituita da una malta di calce e di porcellana in polvere; i ciottoli venivano poi scelti in base al loro colore, nero, bianco, e, a volte, anche il rosso, e venivano, infine, livellati da un lato per fare in modo che si adattassero alla base sulla quale venivano fissati, per poi andare a ornare sia gli spazi pubblici della città, che i cortili e i palazzi del centro storico di Genova. Armando Porta, mosaicista per passione, è ricordato per essere stato uno dei più famosi e importanti maestri di quest’antica arte, e contribuì anche al rifacimento del noto mosaico delle Turchine a Palazzo Reale di via Balbi.

Un’altra forma d’arte che si ritrova spesso nel nostro centro storico, è costituita dai laggioni, piastrelle decorate a rilievo, che decorano non soltanto gli spazi interni di diversi palazzi di Genova, ma anche il campanile di Sant’Agostino, unico nel suo genere. È sempre grazie ai commerci della Superba con la Spagna in particolare, e alla mescolanza con le culture che si affacciano sul Mediterraneo, che i liguri hanno portato queste caratteristiche decorazioni fino a Genova.

Il palazzo di via Luccoli 26 conserva i maggiori e più spettacolari laggioni della città; tuttavia, è da quando l’anziana che vendeva ceste di vimini nell’atrio del palazzo ha deciso di smettere la sua attività, che il portone è stato chiuso, e, di conseguenza, i laggioni potevano essere ammirati soltanto dai condomini.