Il 14 aprile di dodici anni fa, moriva in Iraq Fabrizio Quattrocchi, ucciso dai suoi sequestratori.

Fabrizio Quattrocchi era nato a Catania nel 1968, ma era cresciuto a Genova, dove lavorava nella panetteria di famiglia; costretto, però, a cambiare lavoro a causa di un’allergia alla farina, l’uomo si era arruolato per un periodo nell’esercito, prima in fanteria e poi, raggiunto il grado di caporal maggiore, aveva prestato servizio a Como, senza mai partecipare a missioni all’estero. Fabrizio era inoltre un esperto di arti marziali, e aveva frequentato anche dei corsi d’addestramento alla sicurezza personale. Dopo aver lavorato per alcune agenzie investigative e di sicurezza, nel 2003 Fabrizio era partito per l’Iraq, dov’era scoppiata la guerra, per svolgere il lavoro di scorta e protezione degli impiegati di una multinazionale irachena; per non far preoccupare la sua famiglia, il giovane aveva però detto loro di trovarsi in Kosovo.

La situazione in Iraq era infatti poco chiara e allarmante, dal momento che molti stranieri venivano sequestrati da bande armate che si opponevano all’occupazione americana. Il 13 aprile del 2004, era arrivata in Italia la conferma del rapimento di quattro italiani: Umberto Cupertino, Maurizio Agliana, Salvatore Stefio e Fabrizio Quattrocchi. Il giorno successivo, Fabrizio era stato ucciso dai terroristi islamici nella periferia di Baghdad, mentre gli altri tre ostaggi erano stati liberati 58 giorni dopo il rapimento.

Due anni dopo, nel 2006, per il coraggio dimostrato poco prima di morire, Quattrocchi è stato insignito della medaglia d’oro al valore civile.