Oggi, a 50 anni dalla scomparsa, Genova commemora uno dei suoi simboli per eccellenza: Gilberto Govi, attore e fondatore del teatro dialettale genovese.

Govi nasce a Genova nel 1885, ed è ancora un bambino quando inizia ad appassionarsi al teatro e, a soli dodici anni, recita in una filodrammatica. Bravissimo a disegnare, frequenta poi l’Accademia di Belle Arti, studi che gli risulteranno utilissimi nella sua carriera di attore; Govi, infatti, disegna spesso autocaricature grottesche, che riproducono il viso in ogni sua parte, sviluppando, così, un sistema originale per creare personaggi nuovi per le sue interpretazioni.
Terminati gli studi all’Accademia, lavora come disegnatore presso le Officine Elettriche Genovesi, e, allo stesso tempo, entra in una nuova compagnia teatrale dilettante, con sede al Teatro Nazionale di Genova. Qui sono però consentite solo recite in perfetto italiano: è a questo punto che Govi, nel 1913, fonda la compagnia genovese "La dialettale", iniziando a esibirsi nei maggiori teatri cittadini.

Nel 1923, la rappresentazione della commedia I manezzi pe majâ na figgia segna l'inizio del suo successo. È allora che Govi decide di abbandonare il posto fisso di disegnatore per dedicarsi esclusivamente al teatro: i testi, scritti in italiano dallo stesso Govi, vengono poi tradotti dall'attore in dialetto genovese. Tra i suoi maggiori successi si ricordano classici come Pignasecca e Pignaverde, Colpi di timone e Quello buonanima. Govi è dotato di un’inesauribile fantasia: partendo da una barba, un pizzetto o una ruga è in grado di dar vita a un nuovo personaggio. È un vero e proprio talento naturale, che ama raccontare la vita quotidiana della gente semplice e umile, facendo divertire e riflettere allo stesso tempo.

Nel 1926, Govi lascia l'Italia per una tournée in America Latina, e, fino allo scoppio della Seconda guerra mondiale, la sua carriera è sempre in ascesa, con tournée teatrali sia in Italia che all'estero. Nel periodo del conflitto mondiale, l’attore teme che il pubblico non apprezzi più le sue rappresentazioni; la commedia Il porto di casa mia chiude, nel 1960, la sua ultima stagione teatrale: a 75 anni Govi decide di lasciare il palcoscenico sostenendo che “il teatro è come una bella donna: bisogna lasciarla prima che sia lei a lasciare te”.

Gilberto Govi rappresenta un’icona della tradizione genovese, ed è proprio grazie ai suoi personaggi che l’attore ha costruito un’immagine di Genova e del genovese che si è diffusa in tutto il mondo.