Oggi si ricorda Raffaele Niri, giornalista ligure di Repubblica scomparso un anno fa a soli sessant’anni, dopo una lunga malattia.
La carriera di Raffaele era iniziata nelle radio, e poi, a vent’anni, aveva cominciato a collaborare con il quotidiano genovese Il Lavoro: il giornalismo, infatti, era la sua più grande passione, che ha portato avanti fino all’ultimo, continuando a lavorare nonostante la malattia. Raffaele era un cronista attento e vicino alla gente, sensibile ai temi della quotidianità. Oltre che alla politica, i suoi servizi erano infatti legati ai prezzi, alle case popolari e alle pensioni, temi che Raffaele affrontava con attenzione e serietà, e che lo rendevano una sorta di punto di riferimento per i lettori.
L’uomo era una delle firme più note di Repubblica, dove scriveva coniugando ironia e disincanto a lucida analisi e oggettività, essendo, prima ancora che un giornalista, un osservatore attento.
“Era un cronista di bianca acuto e sensibile. Era veramente il migliore dal punto di vista umano e professionale. Ha attraversato la storia di questa città dal ’70 a oggi, e ha sempre mostrato una grande umanità”.
Sono queste le parole con cui lo ha ricordato, un anno fa, il capo della redazione genovese de La Repubblica, Franco Monteverde.
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