Qual è la storia di quello che si può considerare il fiore all’occhiello della città di Genova, ovvero Boccadasse?

Questo piccolo borgo marinaro, con le sue casette colorate, la sua spiaggia e le barche dei pescatori a due passi dai palazzi, è uno degli angoli più amati e più fotografati di Genova, dove l’impressione che si ha è che il tempo, qui, si sia fermato.

Edoardo Firpo, pensando a questo magnifico angolino, ha scritto la poesia Boccadaze, mentre Gino Paoli e Ornella Vanoni gli hanno persino dedicato la canzone intitolata, appunto, Boccadasse. Una leggenda narra che il borgo sia stato stato fondato intorno all'anno mille da alcuni pescatori spagnoli che, trovando rifugio in quest’insenatura, riuscirono a scampare a una terribile tempesta. Inoltre, il cognome Dodero, oggi molto diffuso in città, deriverebbe dal nome del loro capitano, De Odero o Donderos. Il nome stesso “Boccadasse” sarebbe invece legato alla forma della piccola baia, che ricorda la bocca di un asino (bocca d’aze); secondo un’altra ipotesi, “asse” era invece un torrente che scorreva proprio dove oggi si trova via Boccadasse, e che, dopo aver alimentato lavatoi e fontane, sfociava in mare, proprio nel centro del borgo. Altri ancora, sostengono che il nome faccia riferimento a Guglielmo Boccadassino, un antico proprietario della zona. Si narra persino che il quartiere di Buenos Aires la Boca debba il suo nome ai tanti immigrati d’origine genovese che vi abitano.

Fino al 1873, quando diversi comuni vennero accorpati a Genova, Boccadasse ha fatto parte del comune di San Francesco d’Albaro, e rappresentava il suo sbocco sul mare.