Avrebbe compiuto 90 anni, oggi, Albino Buticchi, dirigente sportivo spezzino, nato a Cadimare il 21 maggio del 1926, e scomparso nel 2003.
Figlio di un giusta-carrozze e di una lattaia, dopo aver partecipato alla Resistenza e aver vissuto la drammatica esperienza della deportazione, è negli anni 60 che Buticchi diventa petroliere, arrivando a ricoprire il ruolo di responsabile dell’azienda BP, nel Nord Italia.
Il 1972 rappresenta un anno decisivo per l’imprenditore, il quale, succedendo all’avvocato Federico Sordillo, diventa presidente dell’Associazione Calcio Milan: durante la prima stagione da presidente, la squadra rosso nera acquista Chiarugi dalla Fiorentina, vincendo, poi, la sua terza Coppa Italia e la seconda Coppa delle Coppe.
Nonostante la sconfitta con il Verona durante l’ultima giornata di campionato, nelle due stagioni successive il club si aggiudica piazzamenti di media classifica, perdendo, però, tre finali di coppa. È il 21 dicembre del 1975, quando Buticchi decide di cedere la presidenza a Bruno Pardi, a seguito di un contrasto con i tifosi e con il capitano Gianni Rivera, per aver ipotizzato uno scambio tra lo stesso Golden Boy e Claudio Sala.
Nel 1983, il vizio del gioco d’azzardo porta Buticchi al primo tentativo di suicidio, che gli provoca la perdita della vista. È dopo il periodo di convalescenza, che l’uomo inizia a dedicarsi alla beneficienza, e decide di riconciliarsi con Rivera. Ma, nel 1992, a causa di un’ingentissima perdita al casinò, Buticchi tenta invano, nuovamente, di togliersi la vita, incontrando poi la morte, il 13 ottobre del 2003, alla Spezia.
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