«Luigi Fiori era una persona che ci ha insegnato tanto, che instancabilmente ha portato la sua testimonianza, e ha fatto in modo che i valori della Resistenza fossero parte integrante della nostra vita. Lo ricordiamo per la forza e l'umiltà con le quali ci raccontava che, alla fine, “in quegli anni ho fatto solo il mio dovere”»
E' con queste parole che, esattamente un anno fa, il sindaco di Sarzana Alessio Cavarra commentava la scomparsa del partigiano 94enne Luigi Fiori, simbolo dello spirito ribelle della cittadina ligure.
Nato a Sarzana, dopo l’armistizio, Fiori, da ufficiale, si unì alla Resistenza nel parmense, diventando il comandante partigiano della brigata Vampa, col nome di Fra’ Diavolo. Dopo aver combattuto contro i nazifascisti sulle colline e sulle montagne, dopo la guerra si dedicò a mantenere vivi il ricordo e la memoria delle lotte per la libertà di cui fu un protagonista di primo piano.
Membro dell'Anpi di Lerici, e instancabile presenza al festival “Fino al cuore della rivolta” di Fosdinovo, dove ogni anno si rivolgeva ai ragazzi, raccontando loro i fatti della Resistenza, e invitandoli a non subire quello che la società imponeva loro, ma a ribellarsi come fecero lui e i suoi coetanei, Fiore è ricordato dalla sezione spezzina di Rifondazione Comunista come “un simbolo, una luminosa stella dell'antifascismo italiano, della Resistenza, della Costituzione della Repubblica, un maestro instancabile, e un combattente autentico”.
La sua scomparsa, un anno fa, ha lasciato un grande vuoto in tutti quelli che lo conoscevano e stimavano, soprattutto per i valori, come quelli della libertà e della democrazia, che ha saputo trasmettere, in particolar modo, ai giovani. Gli anni e la guerra non avevano indebolito la personalità ribelle e il vigore di Fiori, il quale ha sempre attribuito, alla memoria e al ricordo, un’importanza fondamentale: i suoi racconti e le sue testimonianza preziose rappresentano un patrimonio di tutta la comunità, che continua a vedere in lui un esempio da seguire.
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