Sono passati cinque anni dalla scomparsa di Giovanni Giudici, poeta e giornalista del secondo Novecento, originario delle Grazie.
Seppur legatissimo alla sua terra d’origine, dove trascorre l’infanzia e le estati, Giudici studia a Roma, dove il padre si trasferisce nel 1933; dopo l’iscrizione alla facoltà di medicina, il giovane passa a lettere, ed è alla fine del 1941 che risalgono i suoi primi contatti con i militanti antifascisti.

Durante la guerra, Giudici, per non prestare il servizio militare, si rifugia da un amico, e, dopo l’armistizio, prende parte all'attività clandestina del Partito d'Azione, contribuendo alla fondazione del giornale “La nostra lotta”. È poi alla fine del conflitto, che continua la sua attività politica nel Partito socialista italiano di unità proletaria, facendo anche le prime esperienze letterarie nel genere del racconto.

“Compagno, qualche volta” è il titolo della sua prima poesia, pubblicata sul numero speciale di "Rivoluzione Socialista", del 2 giugno 1946. Un anno dopo, Giudici diventa cronista per il quotidiano "L'Umanità" di Roma, venendo poi assunto come capocronista il 1º gennaio 1948. Nel corso degli anni, l’uomo collabora con diversi giornali di sinistra, come l'Espresso, l'Unità e Rinascita.
La sua prima raccolta di versi dal titolo “Fiori d’improvviso” esce nel 1953 e, qualche anno dopo, Giudici, trasferitosi a Ivrea, inizia a lavorare all’Olivetti, dedicandosi alla conduzione del settimanale "Comunità di fabbrica".

È con l’uscita della raccolta “La vita in versi”, nel 1965, che il poeta ligure si afferma in modo decisivo nel panorama letterario italiano, pubblicando, negli anni successivi, anche le raccolte “O Beatrice”, “Il male dei creditori”, “Il ristorante dei morti”, e “Lume dei tuoi misteri”.

Ma Giudici, oltre che poeta, giornalista e letterato, fu anche un valido traduttore e critico letterario, vincitore, nel 1987, del premio Librex Guggenheim-Eugenio Montale per la poesia, grazie al suo originale poema d’amore dal titolo “Salutz”. Sempre nell’87, il Fondo Letterario dell'Unione Sovietica gli assegna il Premio Puskin per la versione dell' ”Onieghin”, e, nel 1992, conquista il premio Bagutta. Nel 1997, si aggiudica anche il premio Antonio Feltrinelli dall'Accademia Nazionale dei Lincei, e, nel 2000, l’intera opera poetica di Giudici, scomparso il 24 maggio all’età di 86 anni, è stata raccolta nel "Meridiano" Mondadori.