La malattia che s'impadronisce del corpo ma mai della mente.
E' il giorno del ricordo oggi, giorno in cui si onora la memoria di Flavio Falzetti, scomparso più di tre anni fa. E' il 1998 quando Flavio sviene in campo durante una partita. Il mediano umbro classe 1971 scopre così quello che il destino ha in serbo per lui.
Inizia così la lunga lotta contro quella che lui stesso definisce “la bestia”, un duello combattuto non sempre ad armi pari, ma con indomito coraggio da chi alla vita si è aggrappato con ogni sua forza. Nonostante le numerose prove da affrontare, le terapie e gli interventi chirurgici il mantra è sempre e solo uno: “deve essere la mente a comandare la malattia”.
Nato a Norcia, la sua tempra, così come il suo accento, ricordano i tratti caratteristici dell'Italia di mezzo, così come la sua grande generosità dimostrata durante tutta la sua breve vita.
Flavio convince la Regione a provvedere all'emanazione del cosiddetto passaporto ematochimico, che certifica lo stato di salute degli atleti più giovani, sottoposti adesso obbligatoriamente a screening e controlli completi. Ha resistito a ben quindici cicli di chemioterapia, dimostrando al mondo che la malattia può toglierti tutto, ma non la voglia di lottare e sopravvivere, di sconfiggere “la bestia” e tornare a dare il meglio di se su quel campo di calcio che lo ha visto crescere. Purtroppo però la sua grande forza non è bastata, contro quel male che spesso non lascia scampo e l'11 marzo del 2013 Flavio ha lasciato questa terra, generando commozione in tutti quelli che lo hanno conosciuto ed amato.
Oggi, in occasione del terzo memorial a lui dedicato, sono arrivati a Jesi parenti ed amici provenienti da Norcia, tutti uniti dall'enorme affetto per quell'amico che non ha mai mollato.
“Fuoriclasse nello sport e nella vita”, come lo ha definito in vicesindaco della città umbra, che resterà per sempre l'orgoglio di tutta la comunità.
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