Un eroe nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Sarà dedicato alla memoria del sovraintendente capo Emanuele Petri il commissariato di polizia di Assisi.
Nato a Castiglione del Lago, trent'anni di servizio come poliziotto e un cambio di turno che gli è stato fatale. Proprio cosi, perché su quel treno portatore di morte Emanuele non doveva neanche salire. Ha chiesto di poter invertire il proprio orario di lavoro per accompagnare un amico in sedia a rotelle ad una visita medica.
Ecco l'altruismo di "Lele", come lo chiamavano i colleghi e gli amici. Era riconosciuto da tutti e proprio così lo ricordano gli abitanti di Tuoro sul Trasimeno il paese, in provincia di Perugia, dove il poliziotto abitava.
Il lavoro era il suo orgoglio, una professione esercitata con coraggio e disponibilità, nonostante i rischi del mestiere.
Assegnato alla polizia ferroviaria di Terontola, anche quel giorno si trovava ad effettuare il servizio scorta passeggeri. Poco prima della stazione di Castiglion Fiorentino, Petri e i suoi colleghi, durante i controlli di routine, richiesero i documenti a un uomo e a una donna che viaggiavano sul convoglio, accorgendosi subito che erano falsi.
Fu a quel punto che l'uomo estrasse una pistola e la puntò al collo di Petri, intimando ai suoi colleghi di gettare le armi.
Uno dei due agenti obbedì, ma nonostante ciò Petri fu colpito alla gola, mortalmente. Ne scaturì una colluttazione che portò alla morte dell'assassino e all'arresto della sua complice.
Dalle prime indagini risultò che i due soggetti erano terroristi appartenenti alle Brigate rosse e dal materiale rinvenuto sul treno e nella borsa della donna, gli investigatori riusciranno a ricostruire l'organico delle nuove Brigate rosse, responsabili tra l'altro degli omicidi di Massimo D'Antona e Marco Biagi.
Alla cerimonia di l'intitolazione che renderà omaggio al nostro eroe, sarà presente la moglie Alma, da quel giorno impegnata nella diffusione della legalità nelle scuole e il figlio Angelo, che ha deciso di seguire le orme del padre.
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