Ponte Milvio perde un pezzo di storia. Come il più autentico dei sampietrini, Luciano è sopravvissuto alle intemperie del fashion, ai sushi, ai locali leopardati, ai centri commerciali, alle bakery, alle invasioni più o meno barbariche del "dopo Moccia", ai cambiamenti generazionali, ai social. Rimasto ancorato a un concetto di quartiere che non esiste più, ha navigato controcorrente per decenni, nella sua Ponte Milvio, nella sua latteria che non è mai cambiata di una virgola. Ultimo baluardo di autenticità nell'angolo più patinato di Roma Nord.

Luciano è stato questo. Un personaggio sopra le righe, controverso, rabbioso, sguaiato, ma al tempo stesso estremamente vero e capace di regalare una battuta – spesso e volentieri sconveniente – a chiunque passasse davanti al suo raggio d'azione. Sempre un po' arrabbiato, nascondeva un passato avvolto nel mistero. Un passato di donne, vizi, matrimoni schivati come pallottole, guai e losche avventure, confessato a quei fortunati che negli anni hanno avuto la pazienza e la curiosità di ascoltarlo.

Luciano non chiudeva mai il suo bar. Non c'era Natale o Ferragosto che tenesse. Lui era sempre lì. La sua vita era quella, tra la vetrina della latteria e la casa a pochi metri di distanza.

Oggi, per la prima volta, il bar Luk resterà chiuso. Non per ferie (quando mai?!), ne per lavori di risttutturazione (neanche a dirlo). Ma perchè una polmonite se lo è portato via all'età di 75 anni.

E sapere che alla riapertura dietro la cassa non ci sarà lui, col suo ghigno sofferto, la parannanza nera e il codino improbabile, riempe il cuore di grande tristezza.