Il 18 dicembre del 1994 se ne andava Costantino Rozzi, uno degli uomini che più hanno saputo lasciare il segno nella storia contemporanea del Piceno.

Diplomato geometra e violinista per passione, Rozzi fu un navigato costruttore edile, proprietario di alberghi e produttore di vini. Ma per tutti è e sarà sempre “il Presidente” dell'Ascoli Calcio.

Iniziò la sua avventura a capo della dirigenza dei bianconeri da poco più di un neofita. “... Io so a malapena che in Italia il calcio si divide in tre categorie... Serie C, Serie B e Serie A. Noi adesso siamo in C. Ma chi ci vieta di arrivare sino alla A?... ". Entrò nel meccanismo Calcio in punta di piedi, ma la sua appartente sprovvedutezza iniziale celava un fuoco di determinazione.

Alla quarta stagione al timone del club riuscì a conquistare un traguardo insperato: la serie B. Allora in molti cucirono sulla squadra l'etichetta di simpatica comparsa, e ai quanti gli chiedevano con malizia "Adesso che siete in B cosa pensate di fare?”, lui rispondeva imperturbabile: “Niente, niente, tanto è chiaro che più di un anno in B non facciamo... Cosa avete capito? Facciamo solo un anno in B perché ci attende la Serie A!”

Il tempo ci insegnò che non si trattava di spocchia o presunzione. Il 9 giugno del '74 il sogno di una città intera divenne realtà: l'Ascoli Calcio approdò in Serie A. Il campanone della Cattedrale suonò per dieci minuti ininterrotti. Sulla panchina sedeva un giovane Carlo Mazzone.

Questa non fu l'unica promessa impensabile di Rozzi. Il Presidente, infatti, promise di costruire in cento giorni il nuovo stadio, anticipando i soldi di tasca propria. Ancora una volta mantenne la parola, consegnandoci un impianto all'avanguardia in grado di contenere sino a 40.000 persone.

Costantino Rozzi è stato e sarà per sempre l'unico, grande presidente. Il calcio non è più lo stesso, anche la città è cambiata, eppure Costantino, a ventuno anni di distanza, vive ancora nel cuore di tutti gli ascolani.

Ancora grazie, Presidente.