Il 6 gennaio 1980, nel giorno dell'Epifania di trentasei anni fa, in via Libertà a Palermo, la famiglia Mattarella stava andando a messa, quando una pioggia di pallottole sorprese, sotto gli occhi di moglie e figli, Piersanti Mattarella, 44 anni, Presidente della Regione Sicilia, in quel momento senza scorta: non arrivò vivo in ospedale.
In un primo momento, si pensò ad un assassinio di matrice terroristica, ipotesi avvalorata dalla rivendicazione di un gruppo neo-fascista. In seguito la requisitoria sottoscritta da Giovanni Falcone portò ad individuare i responsabili materiali dell'omicidio in Valerio Fioravanti e Gilberto Cavallini, combattenti di estrema destra del Nar.
Dopo la morte di Falcone, però, l'assassinio di Mattarella venne rimesso alla Mafia dai collaboratori di giustizia Tommaso Buscetta e Gaspare Mutolo. Ad ordinare l'omicidio fu Cosa Nostra, a causa dell'opera di rivoluzione e pulizia intrapresa da Mattarella e dell'opera di contrasto esercitata nei confronti di Vito Ciancimino (referente politico dei Corleonesi) che aveva siglato un patto di collaborazione con Salvo Lima e la corrente andreottiana.
Nel '95 vennero condannati all'ergastolo come mandanti dell'omicidio i boss: Salvatore Riina, Michele Greco, Bernardo Brusca, Bernardo Provenzano, Giuseppe Calò, Francesco Madonia e Antonio Geraci. Durante il processo, la moglie di Mattarella, Cristiano Fioravanti (fratello di Valerio) e Angelo Izzo dichiararono di riconoscere in Valerio Fioravanti l'esecutore materiale dell'omicidio. La loro testimonianza, però, non venne considerata attendibile.
In base alle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, Giulio Andreotti, era a conoscenza dell'insofferenza di Cosa Nostra per l'operato di Mattarella. Nel 2004, alla fine di un lungo processo, si accertò, infatti, che ai tempi dell'accaduto Andreotti ebbe rapporti con la Mafia, ma al contempo si dichiarò il "non luogo a procedere per intervenuta prescrizione".
Ad oggi non sono stati ancora condannati i responsabili materiali dell'esecuzione di Piersanti Mattarella.
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