9 aprile 1945, Ore 10 – la Nave Charles Henderson esplode nel porto di Bari.

«Uno dei maggiori disastri della guerra nel teatro del Mediterraneo». Con queste parole il giornale delle forze armate anglo-americane «Union Jack» commenta la tragedia avvenuta 71 anni fa.

Sulla «Gazzetta del Mezzogiorno», per effetto della rigida censura, la notizia comparve solo quattro giorni dopo, il 13 aprile. Il quotidiano pugliese fornì però i primi e spaventosi dati: 360 morti, e 1730 feriti, in gran parte italiani, soprattutto portuali. I danni furono ingentissimi nella città vecchia e Bari subì un duro colpo: dall’Ospedale consorziale alle case popolari all’Ospizio di mendicità ed alle abitazioni vicine a piazza San Pietro, assieme a diverse chiese: San Gregorio, Santa Chiara, la Cattedrale e San Nicola.

Ecco poi, dopo il dolore, la rinascita dei baresi. Una vera e propria gara di solidarietà si sviluppò nella città ad iniziativa del Comitato di Liberazione Nazionale e della Camera del Lavoro, mentre il presidente del Consiglio dei Ministri on. Bonomi dispose il versamento di dieci milioni di lire per i primi soccorsi a migliaia di famiglie della città vecchia costrette a sfollare. I baresi mostrarono la loro notevole solidarietà e si aiutarono l’uno con l’altro con costanza e determinazione, fino a che tutti i principali danni del violento evento non furono sistemati.

L’esplosione della Henderson avvenne nel corso delle operazioni di scarico dell’ingente materiale bellico, soprattutto bombe d’aereo, che rifornivano le diverse basi americane dislocate in Puglia, molto attive in quelle ultime settimane di guerra. Molti gli atti di commemorazione fatti ogni anno per ricordare la tragedia e soprattutto per non dimenticare che la guerra è fatta anche di questi imprevisti, motivo in più per evitarla.