Nel lontano 12 aprile 1889 nacque a Conversano, da una famiglia agiata di piccoli proprietari terrieri, Giuseppe di Vagno.

Il ricordo di quest’uomo resta fervido nelle menti dei baresi per le sue doti politiche.

Frequentò il liceo presso il Seminario di Conversano e poi la facoltà di giurisprudenza a Roma conseguendo la laurea nel 1912. Scrisse per alcuni giornali e contemporaneamente iniziò ad interessarsi politicamente ed attivamente verso i problemi del popolo contadino ed operaio. Nel 1914 fu Consigliere Provinciale e, durante la prima guerra mondiale, a causa della sua attività anti interventista, fu confinato in Sardegna. Terminata la guerra, tornò in Italia e divenne il primo Deputato socialista (eletto nel 1921 per la lista Socialisti Unitari) al Parlamento Nazionale. La sua era una idea di libertà, di pace, di democrazia, di giustizia e di solidarietà; non per nulla si autodefinì il portavoce dei "pezzenti e diseredati" del sud e nel nome di questi riuscì ad ottenere, dal Governo di Giovanni Giolitti di allora, l'approvazione per la costruzione dell'Acquedotto Pugliese. Per la sua indole pacifica, pacifista ma determinata, ed anche per la sua statura e corporatura erculea, si guadagnò, da Filippo Turati, l'appellativo de il "Gigante Buono".
Subì vari attentati alla sua persona, tutti falliti, fu vigliaccamente colpito, la sera del 25 settembre 1921, al termine di un comizio elettorale tenuto a Mola di Bari, in Piazza XX Settembre, con tre colpi di pistola sparatigli alla schiena. Morì poche ore dopo. In Italia, a quel tempo, i delitti squadristi si contavano già a centinaia, ma quella fu la prima volta che venne assassinato un Deputato del Parlamento Italiano.

L'amnistia, voluta da Benito Mussolini, denominata "crimini in favore dello stato fascista" (decreto Ovidio del 1923) e la successiva amnistia di Palmiro Togliatti del 1947 fecero sì che la Corte di Cassazione giudicasse la morte del socialista Giuseppe Di Vagno come omicidio preterintenzionale. Pertanto mandanti ed esecutori dell'omicidio, pur essendo stati individuati e processati, non pagarono mai completamente per quel delitto.

Dagli anni del dopo guerra in poi, molte strade e piazze furono a lui intitolate ed ancor oggi si celebrano alte commemorazioni in sua memoria.