Cagliari, 1943. Una città devastata dalla paura e dall'orrore della Seconda Guerra Mondiale, che lasciò segni indelebili nel capoluogo sardo e nei suoi abitanti.

Era il 17 febbraio quando l'eco dell'arrivo degli Alleati angloamericani si fece sentire in tutta la città, seguito da uno dei bombardamenti più massicci nella storia dell'Isola. Una tiepida e serena giornata primaverile fu trasformata in un incredibile inferno quando, intorno alle 15, la consueta sirena annunciava un pericolo imminente. La popolazione fu scossa da una pioggia ininterrotta di bombe lanciate da circa 105 velivoli, che rasero al suolo gran parte del centro storico di Cagliari. Circa in 200 morirono quel giorno tra uomini, donne e bambini, la maggior parte raggiunti e uccisi da proiettili e schegge nel tentativo di raggiungere l'ingresso del rifugio anti-aereo di S. Restituta e trovare un riparo.

I bombardamenti si susseguirono per tutto il giorno, per poi ricominciare il 26 febbraio, alla stessa ora, e il 28. Alla fine del mese Cagliari era diventata una vera città fantasma, e ancora oggi in città si possono osservare le tracce di quanto accaduto su alcuni monumenti, strade e chiese del centro storico. Lo sfollamento dei superstiti iniziò soltanto a maggio, e il clima di terrore restò immutato fino a settembre, quando la voce di Badoglio annunciava via radio la fine della guerra. Tra le vittime del 17 febbraio ricordiamo anche Tarquinio Sini, noto pittore, pubblicista e caricaturista sassarese molto amato dai cagliaritani.