Un anno fa se ne andava Giuseppe Zigaina, all'età di 91 anni, uno degli artisti più importanti del neorealismo novecentesco.

Nato nel '24 a Cervignano, dove ha sempre vissuto, fin da bambino mostrò propensione per il disegno. Entrato al collegio di Tomino, vi rimase fino all'8 settembre 1943, quando, a 19 anni, espose per la prima volta nella prestigiosa sede della Fondazione Bevilacqua La Masa.

Fu l’inizio di una carriera luminosa, che mosse i suoi primi passi, tra il ’48 e il ’49, fra la Galleria del Cavallino, a Venezia, la Biennale e la Galleria d’Arte Moderna di Roma. In quel periodo Zigaina realizzò pure tredici disegni per “Dov’è la mia patria” una raccolta di poesie di Pier Paolo Pasolini, che Zigaina conobbe nel 1946 e con il quale instaurò un profondo legame artistico e umano.

Nel 1950 conseguí il premio Fontanesi. Tre anni dopo diresse “1953. Primo maggio a Cervignano”, lungometraggio di forte impegno politico, che la Rai trasmise soltanto 27 anni dopo. Lo stile pittorico intanto si andava progressivamente distaccando dal neorealismo degli inizi, virando verso le suggestioni e gli spunti della Nuova oggettività tedesca. Il 1965 risultò una data spartiacque: Zigaina adottò, infatti, la tecnica dell’incisione, che divenne a poco a poco cifra distintiva della sua produzione.

Con Zigaina se ne andò uno dei piú illustri pittori e incisori del Novecento italiano, nonché un punto di riferimento per tutto il Friuli Venezia Giulia.