Correvano gli ultimi giorni del mese di giugno del 1901, e i dipendenti dello jutificio Centurini a Terni erano in sciopero già da una settimana. L’onorevole Edoardo Pantano, deputato ternano dell’estrema sinistra eletto al collegio di Terni, aveva denunciato la dannosa situazione lavorativa anche alla Camera dei Deputati: qui erano arrivate voci soprattutto sulle condizioni delle donne sfruttate dallo jutificio.

Quello che ne nacque fu una battaglia lunga quasi un mese – che andò avanti ininterrottamente fino al 22 luglio – e che vide coinvolti nell’astensione dal lavoro i milleseicento dipendenti dello jutificio dei quali la maggioranza (milleduecento) erano per l’appunto donne.

La situazione era diventata insostenibile: capitava non di rado che le donne fossero costrette a dormire all’interno del reparto, controllate dai guardiani. Anche il salario era vergognoso: per una giornata di lavoro alle acciaierie, la paga era di 1,54 lire per un apprendista e 3,19 per un aggiustatore. Inoltre, i soldi venivano consegnati dentro delle scatolette, cose che impediva ai lavoratori di controllare il proprio salario ed evitare “errori” di qualsiasi genere. Una situazione, purtroppo, destinata a cambiare solamente con il passare di tantissimi anni.