Da ieri, mercoledì delle ceneri, è entrato ufficialmente il periodo della Quaresima e per prepararci al meglio vogliamo ricordare alcune delle tradizioni culinarie più sentite del nostro territorio, a cui siamo stati abituati dai nostri genitori fin da piccolissimi. Stiamo parlando di quelle ricette tramandate di famiglia in famiglia, ognuna con la propria tradizione e con qualche ingrediente in più o in meno, immancabili nelle nostre tavole di questi giorni.

Partiamo dalla "Pizza di Pasqua", o più semplicemente dalla "Pizza di formaggio" dal nome del suo ingrediente principale. E' ancora particolarmente vivido il ricordo di mia nonna che, con le mani in pasta, sbatteva energicamente l'impasto sul tavolo della cucina. Per la preparazione occorrono infatti tante ore per far lievitare il composto (fatto anticamente con il lievito madre) e soprattutto tantissima energia. Ma ne vale tutt'ora la pena: il risultato è infatti una soffice e alta pizza di formaggio, che come da tradizione a Terni viene mangiata la mattina di Pasqua con il salume per eccellenza: il capocollo.

Di questa ricetta ne esiste anche la variante dolce, chiamata semplicemente "Pizza dolce di Pasqua". La tradizione vuole che venga fatta con i semi d'anice, con "u'liquore" (da intendersi, con il liquore che preferisce la cuoca) e con la buccia di arancia e limone grattugiata. Seppur dolce, anche questa pizza veniva mangiata dai nostri antenati accompagnata da salumi, o molto spesso da uova bollite.

L'ultima ricetta tipicamente ternana arriva da una tradizione più popolare, campagnola, di quando i nostri nonni dopo una giornata di duro lavoro riportavano a casa le erbe coltivate nei campi. Con quello che trovavano - dall'erba amara al prezzemolo, o dagli asparagi alla mentuccia - veniva preparata la cosiddetta "frittata pasqualina". Ovviamente più ingredienti c'erano, più la frittata veniva appetitosa.