Era il 14 febbraio 273 quando perdeva la vita a 97 anni san Valentino, dopo esser stato torturato, decapitato e infine sepolto a Terni ad opera dei discepoli Proculo, Efebo e Apollonio (secondo quando riporta il documento della “Passio Sancti Valentini”, secolo VIII).

Ebbene sì, il santo patrono degli innamorati conosciuto in tutto il mondo era un vescovo ternano, tanto che le sue spoglie sono ancora custodite nella Basilica di San Valentino a Terni, racchiuse in una teca sotto l’altare. Fu consacrato vescovo nel 203 su richiesta dei suoi concittadini, consacrato da san Feliciano che ne aveva avuto ricevuto il benestare dal papa san Vittore. I biografi ricordano che il suo apostolato si esplicava soprattutto attraverso la guarigione per mezzo della fede – fu proprio questo causa del suo martitio.

Secondo alcuni racconti, tra i miracoli di Valentino c’è l’unione in matrimonio della giovane cristiana Serapia con il centurione romano Sabino. L’unione era ostacolata dai genitori della ragazza, che era gravemente malata. Il centurione chiamò così Valentino (già vescovo di Terni) al capezzale dell’amata, chiedendogli di non essere mai separati: così il santo vescovo lo battezzò e li unì in matrimonio. Dopodiché, morirono entrambi.