Era l’8 febbraio 1967 quando moriva, all’età di 85 anni, Tito Oro Nobili.

Originario di Magliano Sabina (all’epoca in provincia di Perugia), Nobili scrisse una pagina importante della storia ternana: fu sindaco di Terni nel 1920 quando il partito Socialista conquistò il Comune, e un anno dopo fu eletto deputato. Nel 1923 divenne segretario nazionale del Psi ma, preso di mira dagli attacchi dei fascisti, riuscì a mantenere la carica soltanto fino al marzo del 1925.

Per le sue idee e convinzioni politiche fu presto bersaglio della repressione fascista, tanto che la sua casa a Terni venne devastata e la sua biblioteca personale bruciata.
I fascisti riuscirono a trovarlo nella sua abitazione a Pesciano (piccolo centro vicino Todi) dove si era trasferito, e lo aggredirono torturandolo fin quasi alla morte. Nobili riuscì a sopportare di tutto: dalle sigarette spente sulle palpebre – pratica che gli costò la vista – alle percosse. Dal 1925 passò un ventennio che lo vide, in qualità di avvocato, difendere i militanti e gli attivisti antifascisti. Nel secondo dopoguerra ricoprì l’incarico di presidente della Terni, fu eletto all’Assemblea Costituente e successivamente venne eletto senatore della prima legislatura repubblicana (1948-1953).

Dopo di che, fece ritorno alla sua professione originaria: quella di avvocato.