Giranno pe’ Terni.
La nostra è una città strana: ci sono zone o vie poco camminate nel corso della settimana, ma che eppure sembrano rinascere durante i week end. Si tratta di quelle zone “alla moda” con ristoranti scelti dai più grandi e bar per gli aperitivi ritrovo dei più giovani, zone piene di vita delle quali tuttavia ne ignoriamo le profonde tradizioni storiche.
È questo il caso di largo Gregorio Mazzancolli che troviamo alla fine di Corso Tacito imboccando via Cavour, proprio davanti al palazzo dell’Archivio di Stato (palazzo Mazzancolli, voluto dall’ex vescovo di Terni Ludovico Mazzancolli, legato da profonda amicizia a Pio II) e di fianco alla piccola chiesetta di Santa Croce risalente all’XI secolo. Un tempo questa era la zona delle antiche botteghe artigiane, oggi modernizzate dal consumo globalizzato fatto di ristoranti e bar. Ma sono proprio queste strade a portare il ricordo dei tempi che furono, evocando nomi come Sciamanna, Gazzoli e Mazzancolli.
Chi era dunque Gregorio Mazzancolli? Si tratta forse di uno dei più grandi e valorosi uomini d’arme di Terni, discendente della famiglia Mazzancolli. Fu primo alfiere del cavaliere Viviani da Camerino nella guerra di Ungheria nel 1541: qui Mazzancolli, pur di non perdere la bandiera, si lasciò bruciare la mano che la stringeva e la piantò per primo sulle mura della città di Stringonia debellata. Il segno di quel fuoco raggiunse anche il suo volto, e ne rimase segnato per sempre.
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