All'indomani della ricorrenza della strage di Bologna, il nostro pensiero va a Sergio Secci, 24enne ternano la cui vita fu spezzata quel maledetto 2 agosto 1980 insieme ad altri 84 innocenti.

Sergio aveva studiato a Bologna dove aveva conseguito una laurea al Dams con il massimo dei voti. A Terni invece insegnava teatro. Era sensibile, dolce ed intellettuale. Una studentessa ternana di allora (al tempo sedicenne) ricorda di averlo incontrato per caso due giorni prima che partisse per la Germania, dove le disse di andare a seguire uno stage su Brecht. Si salutarono con la prospettiva di rivedersi a Settembre. Il suo viaggio si fermò a Bologna. Lei smise di studiare teatro.

Perché quel giorno Sergio doveva prendere il treno delle 8.18 ma una assurda fatalità gli fece perdere la coincidenza. Fu costretto ad attendere il successivo, quello delle 10.50. Un treno che però non partirà mai. Alle 10.25 un boato squarciò la tranquillità di una mattina come tante. Poi silenzio, incredulità e una dolorosa conta dei corpi a terra. Tra loro c'era Sergio, ancora in vita. Lottò per giorni steso su un letto d'ospedale. Anche se condannato, lottò comunque. Lo fece per il papà Torquato e la mamma Lidia, sempre al suo fianco, fino a doversi arrendere il 7 agosto.

Da quel giorno sono passati 36 anni, praticamente una vita. Eppure il ricordo di Sergio è ancora intatto nei nostri cuori. Così come il dolore e la rabbia per una morte così ingiusta.

Rivolgiamo un pensiero affettuoso al papà Torquato che da allora ha dedicato la sua esistenza alla ricerca della verità celata dietro quella buia pagina della storia nostrana, e alla mamma Lidia che con coraggio, forza e dignità ha portato avanti un'associazione deputata alla difesa della libertà e della democrazia, in nome dei quanti hanno sacrificato la loro vita.