Si torna oggi a parlare delle molteplici sfumature del dialetto ternano, dal valore storico ed affettivo soprattutto per chi è del posto. Quello che spinge le giovani generazioni verso l’uso di questa parlata è per riscoprire come vivevano i nonni: ne nasce dunque una sorta di “ternanità”, ossia un attaccamento alle tradizioni della propria città e ai luoghi di sempre.

Caratteristica principale del dialetto ternano è l’articolo determinativo “Lu” utilizzato praticamente ovunque al posto di “Il”. Quante volte, infatti, ci è capito di sentire i nostri nonni o genitori gridarci dalla cucina “Passami lu mestolo!”, o in garage “Passami lu cacciavite!”.

Inoltre, è molto radicata anche oggi la tendenza a raddoppiare le consonanti e a sostituire il suono “-gl” con “-J”. Questi modi di dire ne sono un esempio calzante: “Era meju quann’era peggiu” – una frase mai passata di moda, che vuole significare che non ci si accontenta mai, e che forse si viveva meglio in tempi peggiori. Oppure, non troppo tempo fa si diceva spesso “lo poli pijà per oru colato”, riferendosi a qualcosa di assolutamente vero.