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  • Genova - 11/10/2016

    Ricordando Antonio Campanella

    Sono passati due anni dalla tragica scomparsa di Antonio Campanella, l’infermiere di 57 anni ucciso dall’alluvione che colpì Genova nel 2014.

    Operatore sanitario dell’ospedale San Martino in pensione da 4 anni, Campanella viveva in via Bobbio, a Staglieno, in un’abitazione che s’affaccia proprio sul Bisagno, fiume che l’ha travolto, strappandogli la vita drammaticamente. Antonio, detto Aldo, stava per raggiungere degli amici a Brignole, ma la furia dell’acqua e del fango non gliel’ha permesso.

    Timido e riservato, l’uomo aveva lavorato per diversi anni al Monoblocco, e poi, prima di andare in pensione, era passato al pronto soccorso; infermiere molto apprezzato per la sua gentilezza, le sue competenze e la sua affidabilità, anche i suoi ex colleghi del San Martino lo ricordano con profondo affetto e stima.

  • Genova - 10/10/2016

    Luisa Massimo

    In questi giorni Genova piange la scomparsa dell'oncologa pediatra Luisa Massimo, maestra della pediatria italiana ed eccellenza professionale della nostra regione.

    Pioniera dell'oncologia pediatrica, Luisa Massimo è stata, per 25 anni, primario di Ematologia e Oncologia Pediatrica del Gaslini, e poi primario emerito dell'Irccs Giannina Gaslini di Genova. Sono innumerevoli i riconoscimenti nazionali e internazionali ottenuti dalla donna nel corso della sua lunga e brillante carriera di medico: era il 2004, quando fu insignita della Medaglia d'oro della Repubblica italiana al merito della Sanità pubblica, e il 2011 quando ricevette la Medaglia d'oro Maestro della Pediatria.

    Sperimentale di Ematologia e Oncologia Pediatrica del Gaslini nel 1972, Luisa Massimo, nel 1978, è stata promotrice di una serie di cambiamenti importanti volti al benessere e alla cura dei bambini malati e delle loro famiglie: l'istituzione del day hospital, la legge regionale per l'assistenza continua della mamma in ospedale, e l'approccio specialistico del personale infermieristico sono innovazioni per cui si è battuta a lungo. La donna ha, inoltre, il grande merito di aver partecipato alla fondazione di grandi associazioni scientifiche di oncologia pediatrica, tra cui la Società europea di Ematologia e immunologia Pediatrica, l'associazione italiana di ematologia e oncologia Pediatrica, e l'International Society of PsychoOncology.

    Il presidente dell'Istituto Gaslini, Pietro Pongiglione, ha ricordato la pediatra come una donna all'avanguardia, coltissima, tenace e coraggiosa, che ha dedicato la sua vita alla cura e all’assistenza dei bambini malati, contribuendo a fare la storia del Gaslini e dell’oncologia italiana. Luisa Massimo si è sempre impegnata al massimo anche per veder maggiormente riconosciuto il ruolo della donna all’interno della società, e sono tantissime le persone che la ricordano con immensa gratitudine e profonda stima.

  • Genova - 20/09/2016

    Gian Luca Silvano

    Genova in Lutto. Se n'è andato a soli 52 anni Gian Luca, molto conosciuto nel comune di Rapallo perchè dal 2011 era Direttore Artistico e Musicale della Banda del paese.
    La passione per la musica è sempre stata una costante nella sua vita.

    A soli 15 anni inizia a dirigere la Filarmonica Casimiro Corradi di Sestri Ponente, fino ad espandere i suoi orizzonti, arrivando a lavorare ad importanti livelli internazionali in Russia e America.
    Aveva ancora tutta la strada della vita da percorrere, ma soprattutto aveva ancora molto da insegnare a chi voleva apprendere da un vero maestro.

    La comunità si stringe attorno alla famiglia di Gian Luca, per ricordare e rendere omaggio a questo grande uomo volato via troppo presto.

  • Genova - 16/08/2016

    Luigi Musante

    Si è spento all'età di 108 anni Luigi Musante, l'uomo più longevo della Liguria.

    Classe 1908, per molti anni aveva lavorato in campagna, prestando servizio presso alcune facoltose famiglie di Genova. Giunta l’ora della pensione, si è poi ritirato a Moconesi, dove ha vissuto accudito da una badante e dai nipoti.

    Grande appassionato di bocce, era tra i migliori giocatori liguri di sempre.

    Rimasto lucido fino alla fine, Luigi ha serenamente raggiunto l'amata moglie, scomparsa quattro anni fa.
    Addio Gigi.

  • Genova - 02/08/2016

    Carlo Pastorino

    Oggi, Genova ricorda il politico Carlo Pastorino, una delle figure più note di Piazza Affari, scomparso il 2 agosto di cinque anni fa, all’età di 86 anni.

    Nato a Genova il 9 febbraio del 1925, nel 1967 Pastorino si trasferisce a Milano.
    Democristiano, per ben quattro legislature fu eletto al Senato e, per un anno, dall’11 marzo del 1978 e il 19 marzo del 1979, fu ministro del Turismo e dello spettacolo nel quarto governo Andreotti.

    Pastorino è stato, inoltre, presidente della Provincia di Genova, vicepresidente del Consiglio regionale della Liguria e primo presidente della Fiera di Genova, dal 1964 al 1966. Sottosegretario alla Difesa dal 1976 al 1978, ha ricoperto il ruolo di presidente dell’Ordine degli agenti di cambio di Milano, dove, per primo, diede vita a una società d’intermediazione mobiliare: negli anni Ottanta, circa il 9% di tutto il lavoro che si svolgeva in Borsa, a Milano passava attraverso il suo studio.

    Persino Euroflora è stata una trovata del genovese, il quale pensò di organizzare una mostra floreale con l’obiettivo di far conoscere al mondo le eccellenze della produzione ligure e italiana.

    A Pastorino si deve anche la nascita di Tecnhotel-Bibe, che, per molto tempo, ha caratterizzato la Fiera e lo sviluppo del Salone nautico internazionale con l’avvio dei rapporti di collaborazione con Ucina, l’associazione dell’industria italiana della nautica da diporto. La carriera dell’uomo finì nel 1992, quando venne coinvolto in una truffa di una ventina di miliardi ai danni di alcuni clienti di Parma.

    «Credo d’interpretare il pensiero dei dipendenti, dei collaboratori, degli amministratori che lo hanno conosciuto, ricordando il senatore Pastorino come personaggio chiave per la storia e per lo sviluppo di una manifestazione simbolo come Euroflora e della Fiera di Genova». Con queste parole, nel 2011, Sara Armella, presidente di Fiera Genova, ha omaggiato il politico ligure.

  • Genova - 16/07/2016

    Lorenzo Tacchella

    Oggi, Genova ricorda il partigiano e storico Lorenzo Tacchella, venuto a mancare il 16 luglio di otto anni fa.

    Nato a Ronco Scrivia nel 1922, Tacchella era soltanto un ragazzo quando, per non rispondere ai bandi dei repubblichini, era entrato nella Resistenza, combattendo contro i nazifascisti in Val d’Ossola. Dopo la Liberazione, l’uomo si appassiona agli studi storici, e consegue la laurea in scienze politiche e paleografia latina all’università di Genova. È qui che Tacchella, oltre che alla Cattolica di Milano, nelle università pontificie, e persino a Detroit, dove ha anche ricoperto il ruolo di rettore delle facoltà di lingue e di letteratura, lavora come insegnante di Storia ecclesiastica.

    Autore di numerosissimi libri sulla storia della Liguria e su altri argomenti molto specialistici, il genovese è ricordato anche per essere stato ambasciatore dell’Ordine di Malta per la Bosnia Erzegovina.

    Tacchella, scomparso il 16 luglio del 2008 all’età di 86 anni, ha il merito di aver svolto l’incarico d’ispettore onorario per i beni archivistici della Liguria, di Presidente Onorario del Centro di Studi Storici per l'Alta Valle Scrivia, di essere stato nominato cittadino onorario di Busalla e Cantalupo Ligure, e ufficiale onorario dell'Esercito Italiano.

  • Genova - 13/07/2016

    Avrebbe compiuto 82...

    Avrebbe compiuto 82 anni oggi il giornalista e radiocronista sportivo genovese Alfredo Provenzali.

    Nato nel quartiere di Sampierdarena il 13 luglio 1934, Provenzali, tifoso sfegatato della Sampdoria, dal 1966, è stato radiocronista della trasmissione Tutto il calcio minuto per minuto, e ha debuttato allo stadio Marassi di Genova come inviato; è proprio in quell’occasione che l’uomo conobbe Nicolò Carosio, anch’egli inviato per la televisione a commentare la stessa partita.
    Inviato anche del campionato italiano di pallanuoto di cui era appassionato, Provenzali ha festeggiato i quarant'anni di attività come radiocronista nel 2006. L’uomo, amico e tifoso del talentuoso pallanuotista della Pro Recco Eraldo Pizzo, si è sempre distinto per la sua grande abilità nel gestire anche i collegamenti radiofonici più complicati: nel 1991, a causa di complicanze tecniche con cuffia e microfono durante i collegamenti con il ciclismo, Provenzali dimostrò la sua professionalità pronunciando soltanto nomi di città, finché il problema non rientrò, ottenendo i complimenti in diretta, da parte dei conduttori della trasmissione.

    È il 1964, quando il genovese, nel corso di una delle rassegne dedicate ai nuovi talenti emergenti che si svolgevano nei teatri liguri, ha il privilegio di conoscere il cantautore Luigi Tenco. Indimenticabile è la radiocronaca di Provenzali del primato del mondo negli 800 stile libero, ottenuto dalla nuotatrice Novella Calligaris ai campionati nel mondo di Belgrado, nel 1973.

    Un altro ricordo del radiocronista ligure è legato al racconto che l’uomo fece nel 1983, del record dell'ora di ciclismo realizzato da Francesco Moser a Città del Messico.

    Provenzali, anima e voce storica de Tutto il calcio minuto per minuto, è stato un grande professionista, che ha sempre svolto il suo mestiere in modo impeccabile e capace. Il genovese, che con la sua voce calda e rassicurante ha contribuito a fare la storia della radio, è scomparso esattamente quattro anni fa, proprio nel giorno del suo 78esimo compleanno.

  • Genova - 25/06/2016

    Quanti sono a conosc...

    Quanti sono a conoscenza del fatto che la lunghezza delle "miage de Zena", ovvero le mura di Genova, è seconda soltanto a quella della Muraglia Cinese?

    Sono numerose le cinte murarie che, nel corso dei secoli, sono state erette con lo scopo di difendere la città da chi voleva sottometterla: molte parti delle mura sono presenti ancora oggi, anche se spesso risultano poco visibili perché nascoste dalla vegetazione o da edifici.

    Le più antiche "miage de Zena" si estendevano tra la Chiesa di Santa Maria di Castello e quella che oggi è la sede della facoltà di architettura, cioè il complesso di San Silvestro; esse racchiudevano l’antico oppidum, la città fortificata priva di un confine sacro, e fu Tito Livio a raccontare che, dopo la distruzione di Genova avvenuta per opera del fratello di Annibale, il pretore della Gallia Subalpina Spurio Lucrezio diede l'ordine di costruire nuove mura a difesa della città.

    Durante l’epoca romana, la cinta muraria genovese venne ampliata in direzione del mare. Le cosiddette mura del Barbarossa, costruite nel 1155, rappresentano le più famose e le più visitate della città: si narra che esse siano state costruite in 53 giorni, grazie al contributo di tutti i genovesi, i quali temevano un attacco da parte dell'imperatore Federico I detto Barbarossa, dal quale queste mura presero il nome.

    Nell’800, i Savoia misero in atto diversi interventi alla cinta muraria, ma non più con lo scopo di difendere Genova da attacchi nemici, ma per poter controllare e gestire al meglio eventuali insurrezioni in città.

  • Genova - 22/06/2016

    Il 22 giugno 1805, G...

    Il 22 giugno 1805, Genova, nell'allora territorio della Repubblica Ligure, annessa da pochi giorni al primo impero francese, dava i natali al patriota, politico, filosofo e giornalista Giuseppe Mazzini.
    Grazie alle sue idee e al suo impegno politico, questo grande personaggio storico ha il merito di aver contribuito, in modo decisivo, alla nascita dello Stato unitario italiano: le teorie da lui elaborate, infatti, sono alla base della definizione dei moderni movimenti europei per l'affermazione della democrazia, attraverso la forma repubblicana dello Stato.

    Dopo gli studi in legge, Mazzini aderisce alla società segreta con finalità rivoluzionarie, la cosiddetta Carboneria, iniziando anche a collaborare con "L'indicatore genovese", giornale che si professava letterario a mo’ di copertura. Ma l’uomo non si limita all’ambito pubblicistico, e svolge, in prima persona, un’attività di persuasione tra la gente, viaggiando in Toscana, alla ricerca di aderenti alla Carboneria. Tradito e denunciato alla polizia in quanto carbonaro, viene arrestato e chiuso in carcere nella fortezza di Savona; tuttavia, non essendoci prove che lo incriminino, gli viene proposto l’esilio a Marsiglia, dove Mazzini continua, con determinazione, la sua attività di lotta. È qui che, nel 1832, inizia la pubblicazione della rivista la Giovine Italia, che prende il nome dall’associazione politica insurrezionale da lui fondata.

    Animato da uno spirito profondamente religioso, e dalla passione per lo studio della storia, il genovese sosteneva con fermezza che gli ideali di libertà, uguaglianza e fraternità propri della Rivoluzione Francese si potevano ottenere soltanto con uno stato di tipo repubblicano, per il quale si è sempre battuto.

    Le condanne subite in vari tribunali d'Italia lo costrinsero alla latitanza fino alla morte, avvenuta nel 1872. La lotta mazziniana improntata ai valori democratici ha sempre coinciso con una lotta di libertà, lontana dalle idee rivoluzionarie proprie del marxismo.
    Oggi, dunque, Genova ricorda un suo illustrissimo concittadino, passato alla storia per le sue forti idee democratiche, e che ha ricoperto un ruolo fondamentale per il raggiungimento dell’Unità d’Italia.

  • Genova - 20/06/2016

    20 giugno 1935, aero...

    20 giugno 1935, aeroporto di Guidonia: l’aviatrice 24enne Carina Massone Negrone, moglie del marchese Ambrogio Negrone di Cambiaso, decolla a bordo di un biplano Caproni, portando con sé soltanto un giaccone riscaldato in maniera rudimentale, e una bombola d’ossigeno.

    La marchesa Carina, nata a Bogliasco il 20 giugno 1911, è la prima donna italiana a ottenere, a soli 23 anni, il brevetto da pilota rilasciato dalla RUNA, la Reale Unione Nazionale Aeronautica; amante dello sport, la ragazza ha praticato il nuoto, il tennis e lo sci, ma la sua più grande passione era il volo, all’epoca prerogativa quasi esclusiva degli uomini.

    Era il 1934, quando la donna, volando a un'altitudine di 5.544 metri, a bordo di un velivolo anfibio, aveva raggiunto il suo primo record; da quel momento, Carina si era prefissa l’obiettivo di superare il record femminile di volo in altitudine, detenuto dalla francese Maryse Hilsz. Grazie all’aiuto di Italo Balbo, famoso protagonista delle Crociere Atlantiche e, in quel momento, ministro della Regia Aeronautica, la giovane aviatrice si era sottoposta a duri allenamenti ed esercitazioni da pilota militare, e, esattamente 81 anni fa, era decollata su un Caproni Ca.113, un biplano maneggevole e con straordinarie qualità acrobatiche, dalla base di Montecelio.

    Nonostante le previsioni catastrofiche dei medici, basate sulla rarefazione dell'aria e sulle temperature bassissime in altura, Carina, con addosso soltanto un passamontagna di lana e una tuta termoelettrica, grazie alla sua determinazione ostinata, riuscì nel suo intento ambizioso, raggiungendo i 12.043 metri d’altezza, e stabilendo il nuovo record. Quest’ultimo, per quanto riguarda i velivoli a elica, è rimasto imbattuto nella storia dell'aviazione.
    Medaglia d’oro al valore sportivo, la giovanissima eroina dei cieli ha partecipato a diverse competizioni internazionali, è stata presidente dell'Aeroclub di Genova, e ha fondato una scuola di pilotaggio intitolata al suo mentore, l'aviatore Giorgio Parodi.
    L’ultimo dei sette primati mondiali conquistati da Carina risale al 1954, quando la donna aveva volato da Brescia a Luxor, in Egitto, per 3000 km senza scalo. Inoltre, nel 1951, aveva fatto parte di uno dei tre equipaggi italiani, su ottanta complessivi, che avevano partecipato al giro aereo d'Algeria, volando su 6.000 chilometri di deserto, in coppia di Ada Marchelli.

    Scomparsa nel 1991 all’età di 80 anni, Bogliasco le ha intitolato una piazzetta per ricordarla, e, nel 1996, le Poste italiane le hanno dedicato un francobollo della serie Donne famose.

  • Genova - 16/06/2016

    Le pietre di Genova....

    Le pietre di Genova.

    Se percorsi con attenzione, i carruggi della nostra città possono fornirci molte informazioni e curiosità sul passato della Superba: pietre, bassorilievi e lapidi incastonate nei palazzi rappresentano la testimonianza di storie legate alle conquiste dei genovesi nel Mediterraneo, o al passaggio degli Alleati, alla fine della seconda guerra mondiale.

    Le pietre che compongono il suolo di vico Pinelli, per esempio, conservano ancora il segno delle ruote dei carri che, per secoli, hanno percorso questo carruggio. Su un muro in via Scurreria, invece, è incastonata una pietra patriottica: si tratta dell’Italia Turrita, ovvero la personificazione nazionale del nostro Paese, nelle vesti di una donna, con in mano una bandiera, che indica la scritta "Italia libera Iddio lo vuole e lo sarà", motto del Risorgimento italiano.

    Molti vicoli presentano, inoltre, diversi trofei di guerra, che i genovesi portarono in città in seguito alle loro imprese compiute nel Mediterraneo: tra questi, c’è il leone incastonato sulla facciata di palazzo Giustiniani. Un altro aspetto affascinante e curioso è rappresentato dalle numerose scritte e simboli, impressi dalla polizia militare alleata nel 1945, sui muri che formano il perimetro del centro storico, per avvertire i soldati di non spingersi in questi carruggi, teatro di risse e di furti.

    E che cosa volevano dire le lettere impresse alla base di alcuni edifici, come una R cerchiata? Si tratta d’indicazioni in merito alla posizione di rifugi antiaerei (la R), d’idranti, o di pozzi, che gli uomini dell’UNPA (Unione Nazionale Protezione Antiaerea) avevano pitturato sui muri dei palazzi, durante la seconda guerra mondiale.

    Oltre a questi segnali disseminati sulle pareti degli edifici genovesi, un’altra presenza costante nei vicoli della città sono i bassorilievi dedicati a San Giorgio, che, si narra, apparve, vestito di bianco con una grande croce rossa, ai crociati genovesi prima dell’assalto decisivo a Gerusalemme. La bandiera con la croce rossa in campo bianco, conservata nella chiesa intitolata al santo, veniva consegnata alla nave ammiraglia della flotta delle galee genovesi al momento della partenza alla volta di nuove conquiste, per far conoscere al mondo la forza e la predominanza della Superba sui mari; soltanto ai capitani che si erano distinti per le loro imprese, contribuendo ad accrescere il valore della città, era concesso di ornare il proprio portone con l’effige di San Giorgio. È per questo motivo, che i bassorilievi dedicati al santo indicano che nel palazzo aveva vissuto un genovese valoroso, che si era battuto per la sua città.

  • Genova - 13/06/2016

    “Se ne va un pezzo d...

    “Se ne va un pezzo di storia della nostra società, della nostra città, ma, soprattutto, della nostra comunità. È stato un grande atleta, un grande tifoso e giocatore della Pro Recco. Non lo dimenticheremo. Ciao Lulle”.

    È stato questo il saluto commosso che il vicepresidente della Pro Recco, Eraldo Pizzo, ha dedicato al pallanuotista recchelino più longevo di tutti i tempi, Giuseppe Ferrari, detto “Lulle”, spentosi all’età di 99 anni. Classe 1916, Ferrari è stato uno dei primi pallanuotisti della Pro Recco Waterpolo 1913, e fu tra coloro che avevano profetizzato l’ascesa del Caimano Eraldo Pizzo, nell’Olimpo della pallanuoto internazionale. Durante la sua lunga e intensa vita, Lulle ne aveva passate tante: durante la campagna di Russia, per esempio, era stato costretto a tornare a Recco a piedi, e, da pallanuotista, aveva iniziato a giocare le partite in mare. Dopo aver praticato anche lo sci e la corsa, era poi tornato alla pallanuoto.

    La sua è stata una vita dedicata all’amore per lo sport, per la Pro Recco, e anche per il buon cibo: «Focaccia con il formaggio e quattro chiacchiere di pallanuoto». Era proprio questo, secondo Ferrari, il segreto dell’elisir di lunga vita, che, l’anno scorso, gli aveva permesso di spegnere 99 candeline insieme alla sua famiglia, composta anche dai biancocelesti, i quali si erano recati ad Avegno per festeggiare il compleanno dell’ex atleta e tifoso sfegatato della loro squadra. Proprio durante i festeggiamenti, Eraldo Pizzo aveva mostrato a Lulle la targa che la Pro Recco Waterpolo 1913 ha voluto donare al suo più anziano giocatore.
    Ma Ferrari non era soltanto un atleta talentuoso, ma anche e soprattutto, un grande uomo: «Non può esistere un importante futuro senza un importante passato, recitava qualcuno, e noi, quel passato, possiamo abbracciarlo e toccarlo con mano». Così recitava una nota della Pro Recco, che, insieme a tutta la società e al presidente Maurizio Felugo si è unita al lutto e al dolore per la scomparsa di Ferrari, che verrà ricordato sempre con stima e affetto sincero.

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