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  • Perugia - 01/04/2016

    Qualche giorno fa un...

    Qualche giorno fa un lutto ha travolto l'intera comunità di Todi. Michele Biscarini, noto parrucchiere del salone in Piazza del Popolo, se ne è andato in seguito ad un incidente.

    Michele, 43 anni, era il più piccolo di due fratelli e aveva proseguito l’attività del padre Demo, ereditando e portando avanti il negozio nel centro storico.

    Amante dei viaggi e vero appassionato delle moto, il suo addio improvviso ha procovato commozione e sconcerto in città.

    Michele era una persona appassionata, onesta e amante della vita. Il suo ricordo continuerà a vivere nei cuori di chi ha avuto il privilegio di conoscerlo.

  • Perugia - 01/04/2016

    Un eroe nel posto sb...

    Un eroe nel posto sbagliato al momento sbagliato.

    Sarà dedicato alla memoria del sovraintendente capo Emanuele Petri il commissariato di polizia di Assisi.

    Nato a Castiglione del Lago, trent'anni di servizio come poliziotto e un cambio di turno che gli è stato fatale. Proprio cosi, perché su quel treno portatore di morte Emanuele non doveva neanche salire. Ha chiesto di poter invertire il proprio orario di lavoro per accompagnare un amico in sedia a rotelle ad una visita medica.
    Ecco l'altruismo di "Lele", come lo chiamavano i colleghi e gli amici. Era riconosciuto da tutti e proprio così lo ricordano gli abitanti di Tuoro sul Trasimeno il paese, in provincia di Perugia, dove il poliziotto abitava.

    Il lavoro era il suo orgoglio, una professione esercitata con coraggio e disponibilità, nonostante i rischi del mestiere.
    Assegnato alla polizia ferroviaria di Terontola, anche quel giorno si trovava ad effettuare il servizio scorta passeggeri. Poco prima della stazione di Castiglion Fiorentino, Petri e i suoi colleghi, durante i controlli di routine, richiesero i documenti a un uomo e a una donna che viaggiavano sul convoglio, accorgendosi subito che erano falsi.

    Fu a quel punto che l'uomo estrasse una pistola e la puntò al collo di Petri, intimando ai suoi colleghi di gettare le armi.
    Uno dei due agenti obbedì, ma nonostante ciò Petri fu colpito alla gola, mortalmente. Ne scaturì una colluttazione che portò alla morte dell'assassino e all'arresto della sua complice.

    Dalle prime indagini risultò che i due soggetti erano terroristi appartenenti alle Brigate rosse e dal materiale rinvenuto sul treno e nella borsa della donna, gli investigatori riusciranno a ricostruire l'organico delle nuove Brigate rosse, responsabili tra l'altro degli omicidi di Massimo D'Antona e Marco Biagi.

    Alla cerimonia di l'intitolazione che renderà omaggio al nostro eroe, sarà presente la moglie Alma, da quel giorno impegnata nella diffusione della legalità nelle scuole e il figlio Angelo, che ha deciso di seguire le orme del padre.

  • Perugia - 31/03/2016

    Servo di Dio.

    Terzo...

    Servo di Dio.

    Terzogenito di otto fratelli, Pirro Scavizzi nasce a Gubbio il 31 marzo 1884.

    Inizia sin da subito il suo cammino vocazionale dapprima con il semplice sacerdozio, poi diventando vicario ed infine parroco a Sant'Eustachio al Pantheon in Roma. Predicare il vangelo era la sua grande missione ed è proprio questa che la porta a viaggiare sia in Italia che all'estero. Presta servizio attivo quale cappellano militare dei treni ospedale gestiti dai Cavalieri di Malta al tempo della grande guerra. In questa veste, egli compie sei viaggi fino in Russia, attraversando i paesi dell' Est occupati dai nazisti.
    Qui raccoglie, anche a costo della vita, importanti e delicate informazioni sulle condizioni sociali e religiose delle popolazioni incontrate. Prima di quel momento, era costante nella testa di don Piero la visione idealistica della guerra, che egli considerava come "la lotta fra il bene ed il male". Già durante il suo primo viaggio però, questo atteggiamento si scontra con l' esperienza vissuta nel mezzo dell' occupazione tedesca.

    Queste sue impressioni, tra orrore e dolore, saranno annotate in quattro relazioni riservate per Pio XII. Divenuto poi informatore del Pontefice, si trovò ad operare proprio all'interno della Santa Sede, predicando gli esercizi spirituali davanti a tutta la curia romana e, proprio in Vaticano, diventando confessore di Giovanni Paolo XXIII.

    Di Don Pirro si ricordano la carità e la dolcezza, nonché la prontezza nel regalare sempre una parola di conforto.

    Era un uomo semplice, buono e di fede. Questa terra sentirà la mancanza di persone come lui, di quelle che ormai, forse, non si trovano più.

  • Perugia - 29/03/2016

    Dante Parlani ci ha...

    Dante Parlani ci ha salutato alla soglia dei 111 anni, dopo una vita piena vissuta sempre con lo spirito giovane.

    Conosciuto come "il fattore", era uno degli uomini più longevi d'Italia. Tutti ricordano le sue mattine al bar di Città di Castello, dove arrivava rigorosamente senza occhiali, per leggere il giornale in compagnia dell'inseparabile tabarro nero. Grande punto di riferimento, conosciuto ed apprezzato per le sue doti umane e professionali, così legato alle sue origini ed alla sua terra da creare con lei un vero e proprio rapporto d'amore. Aveva un sorriso e una parola buona per tutti Dante, e lo si poteva incontrare durante le sue lunghe passeggiate per le vie del centro storico.

    Sono oltre cento le aziende agricole in cui ha svolto la sua attività di fattore e sono oltre cento le anime che hanno avuto la fortuna di lavorare al suo fianco, imparando un mestiere che sembra ormai essere andato perduto.

    Ai figli Saulo, Rosa e Costantino va l'abbraccio dell'intera Città di Castello, per un pezzetto d'Umbria che va via con Dante Parlani.

  • Perugia - 25/03/2016

    Gemma Fortini.

    Oggi...

    Gemma Fortini.

    Oggi come quindici anni fa lasciava questa terra Gemma Fortini, storica e giornalista italiana nata e vissuta in terra umbra.
    Figlia del celebre Arnaldo Fortini, laureata in lettere all'università La Sapienza di Roma, diventò da subito un punto di riferimento per la città d'Assisi e per lunghi anni corrispondente dall'Umbria per quotidiani come il Giornale d'Italia, la Nazione e il Tempo.
    Senza mai abbandonare la città natale, non le mancò occasione d'intervistare illustri personaggi, intellettuali ed artisti, considerata ormai riferimento culturale dell'intera regione.

    Si avvicinò alla storia francescana, ne studiò l'origine e l'evoluzione, sino ad arrivare alla formulazioni dell'ipotesi che voleva San Francesco d'Assisi come discendente di una famiglia ebraica convertita. Di grande ispirazione per la sua cittadina, tanto scrisse in onore di essa. In “Assisi Rinnovata” ci offre uno scorcio di ciò che lei aveva potuto toccare con mano, non senza un velo di tristezza: “E la guardavano distesa sulla collina ormai inutile; le sue vie erano deserte, i vicoli e le scalinate sembravano fittizie, le case con finestre e porte serrate parevano aver già seppellito gli abitanti; le chiese restavano vuote. Non c'era più niente che facesse vibrare gli animi”.

    Le sue righe, più attuali che mai, riecheggiano per quelle strade tanto amate che l'hanno vista passeggiare serena e che ora ne sentono la mancanza.

  • Perugia - 25/03/2016

    Voce vigorosa e scon...

    Voce vigorosa e sconvolgente

    E' la città di Todi ad aver dato i natali a Jacopo de Benedictis, meglio noto come il beato Jacopone da Todi.

    Religioso italiano, è considerato uno dei più importanti poeti del Medioevo anche grazie alle numerose Laudi composte durante la sua vita. Non si conosce molto della sua esistenza e quel poco che è arrivato fino a noi lo si può desumere dalle sue molteplici opere. Prima della conversione si interessa alla professione di notaio e procuratore legale, lasciata però ben presto per seguire il suo cammino spirituale. La vicenda scatenante risale alla scomparsa della moglie Vanna. Durante l'incidente che ne causò la morte, sul corpo della donna venne trovato un cilicio. Questo dolore portò l'uomo, dopo aver donato ai poveri tutti i propri averi, ad abbandonare la vita mondana per peregrinare per il mondo.
    Il suo cammino durò oltre dieci anni, tra elemosina e povertà, portatore di quel nome arricchito dell'accrescitivo "one", che lui stesso aveva aggiunto per una sorta di mortificazione.

    Nelle sue poesie racconta tutta la negatività del mondo e per farlo si serve del dialetto umbro, sola via per conferire al tutto un “crudo realismo”. Dopo una vita di stenti e preghiera, terminò il suo cammino a Collazzone, dove si spense la notte di Natale.

    Il suo corpo, dapprima sepolto fuori dalle mura di Todi, venne ritrovato e trasferito nella chiesa francescana di San Fortunato, dove ancora riposa il beato che “con la sua arte nuova si prese gioco del Mondo e si conquistò il Cielo”.

  • Perugia - 24/03/2016

    L'amico di tutti.

    S...

    L'amico di tutti.

    Se n'è andato prematuramente il professore Ruggero Celani, lasciando un grande vuoto nella Perugia che tanto lo amava.
    75 anni, la maggior parte dei quali vissuti tra scuola, sport, divertimento e politica, sempre con generosità ed altruismo.
    Perugino d'adozione, è rimasto per sempre legato alla città che lo ha accolto fin dal primo anno d'università.

    Dopo la laurea in Sociologia decise di restare, per far da guida a centinaia e centinaia di giovani che da lui hanno imparato umiltà e rispetto delle regole, senza però perdere mai la voglia di sorridere e scherzare. Chi non ricorda quell'apparenza così seriosa data dai suoi importanti baffi, che nascondevano in realtà il sorriso di un uomo dalla simpatia travolgente.

    Uomo di concretezza politica, consigliere comunale della DC, era uno di quei giovani portatori di nuovi stimoli e vitalità per Perugia, che lo ha subito abbracciato come figlio suo. “Lascia un grande vuoto nella comunità”, ci tiene a precisare il sindaco Andrea Romizi, che ne ricorda la personalità di spicco e la vita esemplare, sempre a servizio di chi ne aveva bisogno.

    E' alla moglie Nadia, alla figlia Anna e al nipotino Gregorio che l'intera città si stringe commossa, nel ricordo di un amico che ha lasciato il segno e che non verrà dimenticato.

  • Perugia - 23/03/2016

    La malattia che s'im...

    La malattia che s'impadronisce del corpo ma mai della mente.

    E' il giorno del ricordo oggi, giorno in cui si onora la memoria di Flavio Falzetti, scomparso più di tre anni fa. E' il 1998 quando Flavio sviene in campo durante una partita. Il mediano umbro classe 1971 scopre così quello che il destino ha in serbo per lui.

    Inizia così la lunga lotta contro quella che lui stesso definisce “la bestia”, un duello combattuto non sempre ad armi pari, ma con indomito coraggio da chi alla vita si è aggrappato con ogni sua forza. Nonostante le numerose prove da affrontare, le terapie e gli interventi chirurgici il mantra è sempre e solo uno: “deve essere la mente a comandare la malattia”.

    Nato a Norcia, la sua tempra, così come il suo accento, ricordano i tratti caratteristici dell'Italia di mezzo, così come la sua grande generosità dimostrata durante tutta la sua breve vita.
    Flavio convince la Regione a provvedere all'emanazione del cosiddetto passaporto ematochimico, che certifica lo stato di salute degli atleti più giovani, sottoposti adesso obbligatoriamente a screening e controlli completi. Ha resistito a ben quindici cicli di chemioterapia, dimostrando al mondo che la malattia può toglierti tutto, ma non la voglia di lottare e sopravvivere, di sconfiggere “la bestia” e tornare a dare il meglio di se su quel campo di calcio che lo ha visto crescere. Purtroppo però la sua grande forza non è bastata, contro quel male che spesso non lascia scampo e l'11 marzo del 2013 Flavio ha lasciato questa terra, generando commozione in tutti quelli che lo hanno conosciuto ed amato.

    Oggi, in occasione del terzo memorial a lui dedicato, sono arrivati a Jesi parenti ed amici provenienti da Norcia, tutti uniti dall'enorme affetto per quell'amico che non ha mai mollato.

    “Fuoriclasse nello sport e nella vita”, come lo ha definito in vicesindaco della città umbra, che resterà per sempre l'orgoglio di tutta la comunità.

  • Perugia - 23/03/2016

    Mantignana è in fest...

    Mantignana è in festa!

    Fino a domenica a Mantignana ha luogo la 14esima rassegna di uno dei più famosi manufatti gastronomici dell'Umbria. Chi può resistere al gustoso sapore della Torta di Pasqua? Perugini e non, sono tutti pazzi del prodotto tipico del periodo pasquale. Ma quanti ne conoscono i segreti?

    Si narra sia tra le storiche pietanze servite durante la colazione della mattina di Pasqua, quale caratteristico rito del centro Italia. La tipica forma la porta a somigliare al già conosciuto Panettone, che ben si distingue però dalla ricetta in questione che prevede di esaltare al massimo il gusto del formaggio, elemento principale del piatto. Dietro la preparazione si cela grande impegno, tempo e fatica. Il tutto inizia di Giovedì Santo, ma, come vuole l'usanza, essendo questi giorni di digiuno ed astinenza, non ne si può assaggiare la bontà finchè non si “sciolgono le campane”. Questa espressione identifica la conclusione del cosiddetto periodo di penitenza a cui ci si sottopone in concomitanza della Santa Pasqua. La buona riuscita della torta di Pasqua ha messo sempre in gioco la reputazione di ogni massaia. Ciascuna casa era un tempo pervasa dalla frenesia: il lavoro iniziava nella notte per poi durare quasi l'intera giornata. Chi non ha assistito, da bambino, la propria nonna intenta a preparare quei magici panettoni che in realtà profumavano di formaggio, sogno di grandi e piccini. Raccogliendo l'eredità degli antichi riti pagani in merito a fertilità ed abbondanza, la Torta di Pasqua viene poi portata in chiesa, dove la si fa benedire insieme a tutti i cibi che si consumeranno il giorno di festa. In questa occasione, ci si incontra, ci si scambiano gli auguri e perchè no, ci si pavoneggia mostrando il risultato di tanto lavoro.

    Che sia perfetta o con qualche imperfezione, la Torta al formaggio è una delizia che non possiamo lasciarci scappare!

  • Perugia - 21/03/2016

    Ora et Labora

    Ricor...

    Ora et Labora

    Ricorre oggi l'anniversario della morte di San Benedetto, monaco fondatore dell'ordine dei benedettini.

    Nato a Norcia da un Console e Capitano Generale dei Romani e da Abbondanza Claudia de' Reguardati, venne affidato alle cure di una nutrice alla scomparsa della madre. Figura centrale dell'iconografia cristiana e vanto di tutta la comunità religiosa umbra, è uno dei massimi esempi di vita rigorosa e votata alla preghiera. Quando, all'età di 12 anni, giunse a Roma insieme alla sorella, si accorse subito di come il mondo intero si fosse trasformato in un ambiente dissoluto dove la ricchezza e la materialità prevalevano sulla spiritualità.

    Fu allora che decise quale sarebbe stato il suo cammino: abbandonò gli studi letterari per dedicarsi completamente alla vita monastica, nel tentativo di piacere solo e soltanto a Dio. Non tutti i suoi fratelli monaci riuscirono da subito a comprendere il senso di quella vita di privazioni e sacrifici, tanto che alcuni di essi, tentarono per ben due volte di avvelenarlo. Anche questi tristi avvenimenti lo spinsero, dapprima all'eremitismo e successivamente, una volta abbandonata l'esistenza da eremita, a trasferirsi a Cassino.

    E' qui che la sua filosofia si concretizza: sui resti di oratori in onore di San Giovanni Battista, fonda il Monastero di Montecassino, che diviene poi il cuore pulsante dell'ordine. Proprio in questo luogo, San Benedetto compose quella che poi divenne il suo più importante lascito, ovvero la cosiddetta Regula “Ora et Labora”, vero codice di comportamento rivolto ai monaci come guida per lo svolgimento della loro vita.

    La magnificenza dell'uomo e riconosciuta in tutto il mondo e Norcia, orgogliosa di aver dato i natali ad una delle figure più importanti della Chiesa Cristiana, lo celebra nella sua la basilica, costruita esattamente sopra quel che resta della casa d'infanzia del Santo.

  • Perugia - 21/03/2016

    Ciao Aura

    Una vita...

    Ciao Aura

    Una vita in prima linea quella di Aura di Tommaso, impegnata a far spiccare la sua amata cittadina nei temi del sociale e della cultura.
    Ha combattuto fino alla fine nell'ultima più difficile battaglia, quella contro una malattia subdola che non lascia scampo.

    Ha combattuto tanto Aura, con fermezza e determinazione, senza lasciarsi portare via quella grande vitalità e gioia di vivere che l'ha fatta amare da tutti. Dapprima Assessore alla Cultura e al Sociale, poi Vice Sindaco, Castel Rinaldi piange oggi una delle persone che negli ultimi anni ha ridato lustro alla cittadina umbra con iniziative importanti, quali la ristrutturazione, attraverso i finanziamenti ottenuti, della biblioteca comunale, ritornata a splendore dopo un lungo oblio.

    Una donna di grande passione, sempre attenta nel suo lavoro istituzionale al bene della comunità, all'impegno nel volontariato, con estremo riguardo alle categorie di fascia più debole.
    Le grandi soddisfazioni del lavoro viaggiano di pari passo con le gratificazioni personali, scaturite da un matrimonio felice con il marito Silvio, dall'orgoglio per i figli Mirko e Massimiliano e dall'immenso amore per i suoi nipoti.

    Con la morte di Aura di Tommaso, Castel Rinaldi perde una assoluta protagonista della vita sociale, culturale e politica del paese, nonché una amata concittadina.

  • Perugia - 19/03/2016

    San Giuseppe tra Foc...

    San Giuseppe tra Focaracci, frittelle e lupini.

    Capodacqua d’Assisi s’illumina in una suggestiva atmosfera di festa e tradizione che prende vita nella notte di San Giuseppe, in omaggio al Santo Patrono della chiesa universale.
    Dapprima l’Avemaria, seguita dallo scoppio dei mortaretti, che echeggiano già dal mezzodì, segnale che tutto può cominciare. Solo allora, quando è ormai calata la notte, ogni cosa prende vita. Vengono accesi, all’esterno di ogni casa, dei grandi falò che accendono il paese umbro e lo rendono quasi magico.
    L’occasione di un’attività di famiglia, momento importante di unione e preghiera da condividere con le persone più care.

    Ma non sarebbe Umbria se finisse qui.

    Il giorno che festeggia il falegname per eccellenza, diventa anche esaltazione delle bontà gastronomiche della verde terra, con particolare riferimento a due prodotti ormai divenuti simbolo della festività. Il primo dei due protagonisti è il lupino, usato nella medicina popolare contro i parassiti intestinali, oggi delizia dei palati e ispiratore di momenti ludici come “la caccia al lupino d’oro”. A rubargli la scena, solo sua maestà la frittella, interamente fatte di riso o di semplice pane cotto.
    Tradizione vuole che, una volta cotte, le stesse venissero infilzate su siepi spinose poste ai lati delle strade, a disposizione di tutti i passanti, a conferma della grande convivialità e condivisione che anima l’intera cittadina umbra.
    Convivialità che diventa, a stomaco pieno, divertimento e competizione in seno allo storico torneo di briscola che rallegra ed intrattiene i più grandi. Non solo giochi per chi non è più un fanciullo, ma anche attività ludiche per i più piccini, impegnati a destreggiarsi tra pignatte e pentolacce, per poi finire in bellezza con la ricerca delle monete lanciate in un covone di paglia.

    I fuochi d’artificio, a conclusione del tutto, ricordano che un altro anno è passato e che dunque non resta che aspettare altri 365 giorni per rivivere una delle più belle feste di paese che la splendida Umbria propone.

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