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  • Genova - 10/03/2016

    Il 10 marzo del 1872...

    Il 10 marzo del 1872 moriva Giusppe Mazzini, uno dei personaggi chiave della storia italiana.

    Giuseppe Mazzini nasce il 22 giugno 1805 al numero 11 di via Lomellini, oggi la sua casa natale ospita il Museo del Risorgimento dedicato al periodo storico che vide protagonisti, oltre a Giuspeppe Mazzini, anche altri nostri concittadini illustri quali Giuseppe Garibaldi e Goffredo Mameli.

    Patriota, uomo politico e filosofo, Mazzini è ricordato per essere stato uno dei padri fondatori del nostro Paese: per le sue idee rivoluzionarie fu incarcerato e costretto all'esilio. Per queste stesse oggi lo ricordiamo come una delle figure cardine della nostra storia e per il suo contributo essenziale allo sviluppo dell'idea di democrazia nella forma che noi oggi conosciamo.

    Sin da giovane dimostrò la sua anima rivoluzionaria, partecipando ai tumulti scoppiati nella nostra città il 21 giugno del 1821. In quell'occasione il giovane Mazzini si recò dal governatore di Genova, chiedendo l'emanazione di una carta costituzionale.
    A causa delle sue attività cospirazioniste, fu rinchiuso nel 1830 nella fortezza del Priamar di Savona, dove inizia a maturare l'idea che lo porterà alla creazione della Giovine Italia. Seguono lunghi anni in esilio in Svizzera, in Francia a Londra, poi a Parigi. I suoi ideali lo costrinsero alla “latitanza” fino alla fine dei suoi giorni.

    Morì a Pisa sotto falso nome, con la polizia che lo stava cercando per arrestarlo nuovamente.

    Oggi è universalmente conosciuto come uno dei padri della moderna democrazia. Oggi Genova lo ricorda con orgoglio.

  • Genova - 06/03/2016

    Palazzo San Giorgio....

    Palazzo San Giorgio.

    Anche se oggi la sua bellezza e maestosità sono in parte rovinate dalla sopralevata, Palazzo San Giorgio rimane uno degli edifici-simbolo della nostra città.

    Inizialmente era chiamato palazzo del mare, perché si affacciava direttamente sulle banchine portuali, con il mare che quasi toccava le sue fondamenta. Palazzo San Giorgio fu fatto costruire tra il 1257 e il 1260 dal Capitano del Popolo Gugliemo Boccanegra, su disegno di Frate Oliviero come sede del potere civile della città, distinguendo così la propria autorità dal quella della chiesa che aveva sede nella Cattedrale di San Lorenzo.

    Furono scelti, come luogo di edificazione di questo edificio simbolico i portici di Sottoripa, che all'epoca costituivano il centro economico, e quindi nevralgico, della città. Palazzo San Giorgio fu sede del Comune per soli due anni ma nel corso dei secoli fu adibito agli usi più diversi: nella metà del XIII divenne il carcere cittadino (vi fu rinchiuso, tra gli altri anche Marco Polo che qui dettò il Milione a Rustichello da Pisa, suo compagno di prigionia), divenne poi sede delle dogane e nel 1407 secolo passò al Banco di San Giorgio, da cui prese il nome attuale. Dalle sue stanze si amministrava l'intero debito pubblico dello stato genovese

    Nel 500 fu oggetto di lavori di ristrutturazione e di ampliamento. Nell' 800, dopo un periodo di degrado e di abbandono, invece venne completamente restaurato ad opera dell'architetto Alfredo d'Andrade

    Dagli inizi del 900 è sede dell'autorità portuale genovese. Il palazzo si può visitare gratuitamente, per respirare un po' della Genova del tempo che fu.

  • Genova - 05/03/2016

    Genova vista da Maup...

    Genova vista da Maupassant

    Oggi, per omaggiare la nostra città, vi proponiamo un ricordo letterario del porto e della Genova che fu, attraverso le parole dello scrittore e romanziere francese Guy de Maupassant.

    Maupassant, nel suo taccuino di viaggio “La vita errante” del 1980, arrivò a Genova a bordo del suo yacht Bel Ami. Egli rimase talmento colpito dalla bellezza dello spettacolo che gli si presentò davanti agli occhi che scrisse: “Una delle più belle visioni che si possano avere al mondo è Genova dal mare”.

    Lo scrittore francese continua così la sua descrizione della nostra città vista dal mare:

    “In fondo al Golfo, la città si innalza come se uscisse dai flutti, ai piedi della montagna. Lungo le due coste che la racchiudono per proteggerla e carezzarla, quindici paesetti, come vicini vassalli, riflettono e bagnano d'acqua le loro case... Genova, sopra il suo immenso porto, si erge sulle prime vette tondeggianti delle Alpi che sembrano sorreggerla, incurvate, allungate in una gigantesca muraglia. Sul molo, una torre alta e quadrata, il faro chiamato “La Lanterna”, assomiglia a una smisurata candela.”

    E voi, siete mai arrivati a Genova dal mare? Qual è la vostra veduta di Genova preferita?

  • Genova - 04/03/2016

    Vista la primavera c...

    Vista la primavera che sta arrivando, oggi vi proponiamo un ricordo pittorico.

    Andrea Figari nasce a Sassari nel 1885 e si trasferisce presto a Genova. Qui frequenta l'Accdemia Ligustica di Belle Arti, diventando allievo di Tammar Luxoro. Seguendo i suoi consigli si dedica alla raffigurazione di paesaggi e, soprattutto di marine.
    Questa sua caratteristica gli vale il soprannome di “Il Tempesta dell’800”, per la grande forza evocativa che infonde nei sui dipinti. Una di queste marine, “Con le sartie infrante”, dipinta in occasione dell'Esposizione del 1982 per il quattrocentenario della scoperta dell'America, fu acquistata dal re Umberto I di Savoia; l’altra sua opera, “In alto mare”, fu invece acquistata dal Comune di Genova.
    Oltre alle marine, dipinge anche paesaggi e vedute del porto di Genova.

    Andrea Figari era uno degli animatori della scena artistico-pittorica genovese, essendo amico di artisti quali Cesare Viazzi, Giuseppe Pennasilico, Angelo Costa, Guido Meineri, Lazzaro Luxardo e con gli scultori Vittorio Lavezzari e Lorenzo Orengo, con i quali usava ritrovarsi al caffè del Teatro Carlo Felice, in Galleria Mazzini.

    Partecipò alle Promotrici genovesi dal 1880 e, nel 1882, all’Esposizione della Promotrice di Belle Arti a Torino. Nel 1895 fu nominato Accademico di Merito della Ligustica. La prima fase del suo percorso artistico risentì pienamente dell’influenza del Luxoro, suo primo maestro, giungendo poi a sperimentare, per un breve periodo, la tecnica divisionista fatta di lunghe pennellate filamentose, dove l’effetto cromatico-luministico assume una rilevanza tutta particolare. Successivamente il suo percorso artistico lo condusse ad una pittura di gusto impressionista che ricreava poetiche atmosfere: una ulteriore conferma del suo grande talento.

    Oggi i suoi dipinti sono conservati presso la Camera di Commercio di Genova, la Galleria d’Arte Moderna di Genova Nervi, il Museo del Cairo (l’opera “L’antro del diavolo”) e la Cassa Marittima di Genova.

  • Genova - 03/03/2016

    Il 3 marzo del 1944...

    Il 3 marzo del 1944 veniva giustiziato sul forte di San Giuliano il partigiano Giacomo Buranello.

    Nato a Meolo, in provincia di Venezia il 27 marzo 1921, Giacomo Buranello è stato uno dei protagonisti della Resistenza a Genova. Di umili origini e appassionato di politica, negli anni liceali si appassionò al pensiero politico di Mazzini, frequentò il liceo Cassini dove divenne presto amico di altri due personaggi importanti delle Resistenza genovese: Walter Fillak e Giorgio Issel. I tre si riunivano per studiare insieme e per parlare di politica e di sviluppo sociale, a questi incontri spesso partecipava anche la madre di Buranello.

    Dopo il liceo si iscrive alla facoltà di igegneria; in questo periodo abbandona le idee mazziniane per iscriversi al Partito Comunista Italiano.

    Dopo l'8 settembre assume il comando dei GAP genovesi e guida la prima azione partigiana a Genova: l'uccisione di Manlio Oddone, Capo Manipolo della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale. Qualche mese più tardi, nel dicembre 1943, è Galleria Garibaldi che fa da scenario a un'altra delle sue azioni: qui uccide una spia dell'OVRA che stava per farlo catturare e che lo aveva fatto arrestare insieme a Fillak.

    In seguito a queste azioni e su direttiva del Partito Comunista, si rifugia in montagna.

    La cattura però è imminente: incappa in un controllo di polizia e apre il fuoco contro i tre poliziotti che gli chiesero i documenti, fugge per strada ma viene fermato da un ufficiale della Guardia Nazionale Repubblicana Stradale.

    Viene arrestato, portato in questura e condannato a morte.

    La facoltà di Ingegneria gli ha dedicato l'Aula Magna e il Comune ha titolato a suo nome una via a Sampierdarena.

  • Genova - 02/03/2016

    Otto anni fa ci lasc...

    Otto anni fa ci lasciava Don Antonio Balletto, teologo, sacerdote, editore. È stato uno dei personaggi più noti, amati e rispettati della Genova del Novecento.

    Dopo gli studi di filosofia e teologia a Torino, a Roma e a Genova riceve l’incarico di insegnare e di dirigere il collegio teologico Brignole-Sale a Fassolo. A Genova le sue idee e la sua pratica religiosa lo mettono in contrasto con l' Arcivescovo Giuseppe Siri e, pertanto, nel 1966 lascia temporaneamente Genova per trasferisi ad Albenga, dove insegna in seminario e raccoglie intorno a sé un folto gruppo di studiosi e di allievi.

    Verso la metà degli anni ’70, torna parzialmente a vivere e ad insegnare a Genova, allo Studio Teologico di Fassolo. Amico di Don Gallo, aiuta la parrocchia di San Siro e si impegna per oltre vent’anni in un corso di teologia per “laici” tenuto nel quartiere popolare di S. Fruttuoso, dove conquista un pubblico folto, attento e fedele, dimostrando la sua straordinaria capacità di fare arrivare a tutti anche i temi più alti e ardui.

    L'altra svolta importante è l’avventura della Casa Editrice Marietti, che prende a dirigere all’inizio degli anni ’80. Rinnovò radicalmente i tradizionali interessi filosofici e religiosi, aprendosi alla narrativa e alla saggistica internazionale e lanciando collane di dialogo interreligioso e interculturale, di approfondimenti della cultura ebraica, ma soprattutto della cultura islamica.

    Nel 2005 gli viene conferito il Grifo d’Oro del Comune di Genova. Tra il 2007 e il 2008 collabora con“Repubblica” e si schiera apertamente contro gli interventi militari in Afghanistan e in Iraq.

    In suo nome è stato istituito il Centro Studi Antonio Balletto, con l'obiettivo di portare avanti le sue idee.

  • Genova - 01/03/2016

    Il nostro ricordo qu...

    Il nostro ricordo quotidiano oggi si perde tra vicoli della nostra città che non esistono più, quelli del quartiere di Madre di Dio.

    L'antico quartiere, distrutto dalle ruspe nel 1973, si estendeva tra il sestiere del Molo e quello di Portoria. I vicoli stretti, tra i più antichi del nostro centro storico, collegavano questa parte della nostra città a via Fieschi a Campo Pisano e a via del Colle. Via Madre di Dio, l'asse principale del quartiere, collegava piazza Ponticello al mare, passando sotto le arcate del Ponte di Carignano. Tra queste strette strade nacque Niccolò Paganini, ma nemmeno la sua casa natale è stata risparmiata dalla demolizione.

    La zona era abitata in prevalenza da ceti popolari e da gente che lavorava in porto. Tante erano le osterie che si affacciavano lungo i suoi vicoli; d'estate si mettevano i tavolini fuori e si giocava a carte in strada. La notte il quartiere non si fermava perché, specialmente nella zona oggi corrispondente all'attuale Salita del Prione, vi erano numerose case chiuse e bordelli.

    Oggi, come dice una vecchia canzone “tutto questo non c'è più” e le osterie e i vicoli dell'antico quartiere hanno lasciato il posto ai Giardini di Plastica e ai motorini parcheggiati in Piazza Dante.

    Chissà quanti genovesi rimpiangono i vecchi vicoli che qui una volta sorgevano?

  • Genova - 29/02/2016

    Oggi ricordiamo Anto...

    Oggi ricordiamo Antonio Enrico Canepa, nato nella nostra città il 29 febbraio 1940.

    Socialista, dopo la laurea in Giurisprudenza, viene nominato segretario della sezione del Partito Socialista Italiano ad Imperia, ed in seguito sarà eletto segretario regionale del PSI della Liguria.
    Si allea poi con Sandro Pertini e, nel 1972, viene eletto alla Camera dei Deputati, diventando il più giovane deputato del Parlamento.

    Nella sua vita, però, la battaglia più dura che deve combattere non è quella elettorale, ma una battaglia più difficile, contro un nemico insidioso e che non si arrende facilmente.

    Nel 1976, a seguito di una batosta elettorale, Antonio Enrico Canepa inizia a fare uso, come molti giovani negli anni Settanta, di eroina. La dipendenza piano piano prende sempre più spazio nella sua vita. Nonstante questo nemico con cui si ritrova a dover combattere, continua la carriera politica e viene eletto alla Camera dei Deputati per altre due volte, nel 1979 e nel 1983, diventando il delfino di Bettino Craxi.

    Ma la lotta contro l'eroina è difficile da vincere: viene ricoverato sotto la Comunità di San Benedetto al Porto per disintossicarsi e sotto falso nome all'Ospedale Villa Scassi di Sampierdarena.

    Purtroppo, a differenza delle lotte elettorali, Antonio Enrico Canepa non riesce a vincere lo scontro contro la dipendenza: il 31 marzo 1983, a soli 43 anni, viene trovato morto dalla sua cameriera nella casa di Corso Solferino a causa di un ovedose. Aveva da poco lasciato la carriera politica, sperando di rientrare in università essendo docente di filosofia del diritto.

    Antonio Enrico Canepa ha rappresentato le contraddizioni di una generazione, quella vissuta a cavallo del secolo scorso, divisa tra l'attaccamento ai valori dei padri e i pericoli della modernità.

  • Genova - 23/02/2016

    Ernesto Matteo “ Gip...

    Ernesto Matteo “ Gipo” Poggi

    Il 23 febbraio 1913 nasceva Ernesto Matteo Poggi, detto Gipo, calciatore con il ruolo di centrocampista prima, e allenatore poi, Gipo ha giocato e allenato diverse squadre liguri.

    I suoi esordi risalgono alla fine degli anni Venti quando gioca per la Dominante, la nuova formazione nata dalla fusione di Andrea Doria e Sampierdarenese, squadre che poi si uniranno nell'immediato dopoguerra (1946) nella Sampdoria.

    Dopo una breve parentesi nelle fila del Genova 1893, torna alla sua squadra di origine con cui gioca due diversi campionati in serie minori. Il salto di qualità avviene nella stagione 1934-1935 quando la Sampierdarense viene promossa in serie A.

    Altre sfide calcistiche lo attendono: nel 1936 veste la maglia rossonera per poi passare alla Fiorentina nel 1938. Giocherà con i viola altre quattro stagioni, vincendo anche una Coppa Italia. Dopo la guerra torna a Genova e conclude la sua carriera di giocatore con la stagione 1946-1947 con la maglia della neonata Sampdoria.

    Inizia quindi la sua carriera a bordo campo allenando le giovanili della Sampdoria e passando alle nuove generazioni di genovesi la sua grande passione per il calcio.

  • Genova - 23/02/2016

    Il 23 febbraio 1870...

    Il 23 febbraio 1870 moriva a Genova Antonio Caveri, senatore del Regno di Italia durante la XV legislatura che nacque nella nostra città il 2 aprile del 1811.

    Giurista e accademico di fama, dopo la laurea in giurisprudenza presso l'Ateneo Genovese, proseguì la carriera accademica, ottenendo una cattedra in Principi razionali del diritto e diritto pubblico.

    Contemporaneamente si dedicò alla cosa pubblica, sia locale che nazionale. Per quanto riguarda la nostra città, ricoprì le cariche di sindaco tra il 25 ottobre e il 30 dicembre 1963. Ricoprì inoltre la carica di Presidente del Consiglio provinciale di Genova per due mandati: il primo tra il 1860 e il 1862 e il secondo tra il 1863 e il 1868, è stato inoltre Consigliere comunale e Assessore.
    Il 1860 fu, invece, l'anno della sua elezione a senatore del Regno. Le gratificazioni personali arrivarono presto anche sul fronte accademico: nel novembre 1866 venne eletto preside della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Genova e in seguito fu nominato rettore dell'ateneo tra il 1868 e il 1870.

    Alla sua morte, in sua memoria gli è stata dedicata una via a Sampierdarena.

  • Genova - 22/02/2016

    Enrico Piaggio.

    Att...

    Enrico Piaggio.

    Attraversare Genova in sella a una Vespa è un'esperienza che tutti dovrebbero provare almeno una volta nella vita. Se per noi genovesi può essere un fatto quasi quotidiano, lo dobbiamo a uno dei nostri più illustri concittadini: l'imprenditore Enrico Piaggio che nacque a Pegli il 22 febbraio del 1905.

    Alla morte del padre Rinaldo eredita insieme al fratello Armando la ditta che porta il loro cognome. Gli anni della guerra e del fascismo sono difficili: nel 1943 viene ferito con proiettile sparato da un ufficiale della Repubblica di Salò perché si era rifiutato di fare il saluto fascista.

    Ma poi la guerra finisce e mentre l'Italia si tira su le maniche Enrico Piaggio dà forma al suo sogno: vuole creare un mezzo di locomozione che sia facilmente usabile lungo le strade distrutte dal conflitto, ma soprattutto che sia alla portata di tutti. Nel 1946 negli stabilimenti Piaggio prende forma la prima Vespa su progetto dell'ingegnere areonautico Corradino D'Ascanio. Il successo sarà planetario, dalle star di Hollywood ai camalli del porto, tutti salgono in sella. Nel 1964 Enrico Piaggio diventa direttore della Piaggio motocicli mentre al fratello viene affidata la direzione del settore aeronautico. Un anno dopo, nel 1965 Enrico Piaggio viene colpito da un infarto mentre si trova nel suo ufficio, morirà dopo dieci giorni il 16 ottobre 1965.

    Oggi tutti i nostri giri in Vespa sono dedicati al suo ideatore.

  • Genova - 20/02/2016

    Il nostro ricordo qu...

    Il nostro ricordo quotidiano oggi si perde per le strade della nostra città, si tratta di memorie architettoniche, di una Genova che non esiste più ma della quale rimangono tracce nascoste tra i muri della nostra città.

    Il quartiere di Carignano, in dialetto Caignàn, è oggi uno dei quartieri più eleganti di Genova a pari merito con Castelletto e Albaro, in passato aveva un aspetto diverso da come ci appare oggi. La via principale di accesso alla collina di Carignano oggi avviene tramite via Fieschi che portava alla villa nobiliare della famiglia Fieschi, di cui oggi non rimangono tracce. La dimora dei Fieschi fu infatti distrutta nel 1547 dalla famiglia Doria. Alla fine di via Fieschi sorgeva la cosiddetta montagnola dei Servi, che fu spianata per fare posto alla basilica di Carignano.

    Il quartiere di Carignano assume il suo aspetto contemporaneo nel 1800: la moderna via Fieschi viene costruita nel 1868 come collegamento tra la collina e piazza Ponticello (oggi Piazza Dante). I terreni coltivati a fasce e le ville nobiliari sono stati trasformati dall'architetto e urbanista Carlo Barabino, a cui si deve, tra le altre cose la progettazione del Parco dell'Acquasola.

    Oggi è ancora possibile trovare delle traccie dell'antico quartiere di Carignano: Salita S. Leonardo e Passo Fieschi erano le antiche vie di accesso che portavano alla chiesa di S. Maria di Via Lata costruita nel 1336.

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